giovedì 14 luglio 2011

Nichi Vendola sulla crisi economica (pubblicato su "The Guardian")

Austerity economics? That’s dead wrong for us.

dal sito www.nichivendola.it 

Vi proponiamo un editoriale, a firma di Nichi, pubblicato sul quotidiano inglese The Guardian di oggi, sulla crisi economica, sulla manovra finanziaria del Governo e sugli investimenti e le politiche di sviluppo necessarie per il nostro Paese e per l’Europa intera.

Leggi l’articolo in inglese
Leggi la traduzione:


Debito italiano: l’economia dell’austerità? È completamente sbagliato per noi.
Come osservato ironicamente da Paul Krugman, molti politici ascoltano gli economisti ossessionati dall’austerità semplicemente perché quegli economisti sono “Gente molto seria”.
E tutto a un tratto, queste persone stanno seriamente costringendo l’Italia a buttarsi dalla stessa scogliera da cui si è buttata la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo. Far passare il pacchetto di austerità proposto dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal Ministro dell’economia Giulio Tremonti, si dice, o l’Italia è condannata.
Quest’idea comporta due problemi. Il primo è italiano: le soluzioni del nostro governo sono prive di prospettiva e di credibilità. L’Italia non sopravvivrà a questa crisi ascoltando le stesse persone che l’hanno provocata, in particolare quando queste persone chiedono alla classe media e ai poveri di pagare il conto per i loro fallimenti.
Il secondo problema è europeo. Invece di creare soluzioni adatte per l’economia di ogni nazione, i governi hanno ora la fissazione ossessiva di impiegare un maggiore controllo dei deficit di bilancio per soddisfare il patto europeo di stabilità. La politica economica è diventata un esercizio di puro dogma, privo di qualsiasi reale dibattito su come far funzionare l’Euro o promuovere la crescita sostenibile.
È veramente serio… è veramente sbagliato. Nel 2008, questo dogma ha detto agli irlandesi di salvare le loro banche. Nel 2010, ha detto ai greci che un solo giro di austerità avrebbe fatto il miracolo. Nel 2011, dice all’Italia di tagliare gli investimenti nelle energie rinnovabili e di ridurre drasticamente la spesa sociale, imponendo una camicia di forza ai governi locali già a corto di liquidità.
Ha importanza che non siamo la Grecia, che il nostro deficit è in gran parte auto-finanziato e il nostro tasso di risparmio personale è alto? O che non siamo come la Spagna? E che, nonostante i migliori sforzi di Tremonti d’importare la speculazione edilizia in Italia nei primi anni 2000, noi italiani non avevamo una bolla speculativa immobiliare? No, dice la “gente molto seria”. L’Italia è in una condizione critica, e una dose del pacchetto di austerità di Tremonti è esattamente quello che ci vuole.
Solo che questo tipo di austerità non è la soluzione. Se approvato e implementato, il pacchetto di Tremonti creerà una catastrofe sociale di 45 miliardi di euro. Quello che dobbiamo fare invece è capovolgere questa politica. Certo, l’Italia ha un alto rapporto tra debito pubblico e Pil, ma il nostro Paese ha bisogno di concentrarsi sul lato Pil di questo rapporto. Il problema dell’Italia è legato alla crescita quanto al suo debito.
Questo non può accadere se non sostituiamo gli sprechi con intelligenti investimenti pubblici. Invece di versare miliardi di euro in progetti inutili e dispendiosi come quello di Berlusconi per il ponte sullo stretto in Sicilia, abbiamo bisogno di investire in infrastrutture che aumentino la produttività. Dovremmo ampliare - non tagliare - investimenti nel settore delle energie rinnovabili, nella scuola, nella ricerca e nello sviluppo.
Intraprendendo questa strada, sarà necessario un nuovo Governo. L’Italia ha bisogno di elezioni, perché solo una classe dirigente completamente nuova può ottenere il consenso politico per progettare e implementare un piano per affrontare la crisi. Gli investitori nelle obbligazioni italiane sicuramente capiranno che in un paese dove l’evasione fiscale spinge il deficit, non possono pretendere che il nostro cittadino più ricco tirerà fuori la frusta sulla disciplina fiscale. Come dimostrato dal goffo tentativo di inserire una clausola nel bilancio che avrebbe salvato Berlusconi dal pagamento di 560 milioni di euro di danni per un caso di corruzione, questo governo è stato molto più interessato a promuovere le priorità del Primo Ministro e dei suoi amici ricchi rispetto a quelle degli italiani normali.
Nell’oppormi al piano di Berlusconi e di Tremonti, non voglio respingere l’unità europea - ma rifiuto questa mentalità a “taglia unica” che ha causato tanti problemi. Non possiamo continuare ad immaginare che una soluzione unica europea valga bene allo stesso modo dalle isole del Egeo alla contea del Cork.
Il Patto di Stabilità non è l’11˚ Comandamento. Possiamo e dobbiamo rinegoziare il suo quadro per consentire standard più flessibili, e dare priorità alla cosa che più conta per gli europei: il lavoro. Ci fa poco bene accontentare con i nostri capitali un’élite non in sintonia con la realtà, mentre la gente deve stringere la cinghia e i nostri giovani vengono derubati del loro futuro.
Nichi Vendola

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