martedì 29 giugno 2010

Fava sulla sentenza Dell'Utri:"la storia d'Italia ora va riscritta"


'L'uomo che ha fondato Forza Italia era complice della Cupola. La Seconda Repubblica è nata con l'imprinting di Cosa Nostra. Questa sentenza tramanda ai posteri una verità ormai innegabile'. Parla il giornalista e politico siciliano esperto di mafia

Concorso esterno in associazione mafiosa per Dell'Utri. Anche in appello, ma con una pena ridotta a sette anni. E' stata questa la decisione dei giudici di Palermo che hanno emesso la sentenza di secondo grado nel processo a carico del senatore del PdL e fondatore di Forza Italia dopo 6 giorni di camera di consiglio. Confermate le accuse per i fatti avvenuti fino al 1992, mentre per quelli successivi (che includerebbero la trattativa tra Stato e mafia e la stagione delle stragi), la Corte ha stabilito che il fatto non sussiste.

Nel 2004, in primo grado, Dell'Utri era stato condannato a 9 anni di reclusione sempre per concorso esterno in associazione mafiosa, dopo una camera di consiglio che durò 13 giorni. A chiedere il processo d'appello sono stati sia la difesa che l'accusa. Per Dell'Utri il procuratore generale Antonino Gatto aveva infatti chiesto 11 anni di reclusione.

Per capire meglio la portata di questa decisione 'L'espresso' ha intervistato Claudio Fava, giornalista autore di numerosi articoli e saggi sulla mafia siciliana e coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, nonché figlio di Pippo Fava, il giornalista catanese assassinato per i suoi articoli sulla collusione tra la mafia e le istituzioni.

Cosa succede adesso?
"Adesso bisogna riscrivere la Storia d'Italia. Il braccio destro di Silvio Berlusconi, colui che ha organizzato il partito di Forza Italia partendo da Publitalia, era organico a Cosa Nostra, complice e sodale dei boss come dimostra questa sentenza di condanna. Si è costretti a rileggere le vicende e la nascita della Seconda Repubblica alla luce di un patto tra Berlusconi e la Cupola siciliana".

Per Berlusconi cosa significa questa sentenza?
"Questa sentenza getta un'altra ombra sul governo Berlusconi, che fino a ieri era una penombra. Basta unire i tanti punti della vita politica di Berlusconi per avere un quadro di insieme. La collaborazione stretta per la fondazione del partito di governo con un uomo giudicato colluso con la mafia, l'elogio funebre fatto all'uomo d'onore Mangano, l'opera costante di indebolimento degli strumenti di indagine fatta in questi anni, con la legge sulle intercettazioni che costituisce solo l'ultimo esempio. L'imprinting mafioso di Forza Italia aiuta a capire meglio il perché di tante decisioni".

Però la sentenza arriva solo fino ai fatti del 1992. La discesa in campo di Berlusconi è avvenuta dopo.
"La scansione dei tempi giuridici è una cosa, la realtà è un'altra. Se si è amico di certi soggetti non si smette di esserlo il 31 dicembre del 1992. Una volta che sei amico dei mafiosi lo resti per sempre, a meno che non fai una scelta opposta e smetti di dare certe garanzie. In quel caso però rischi di essere ammazzato come Salvo Lima. Non bisogna poi dimenticare che la nascita di Forza Italia è un processo lungo che nel 1992 era già attivo".

E adesso che cosa accade in Sicilia?
"Deve essere riscritta anche la cronaca. La presidenza della Regione del governatore Lombardo si regge oggi grazie a una strana alleanza tra il Pd e gli uomini di Miccichè e Dell'Utri. Dopo aver avuto un presidente come Cuffaro, condannato anche lui per associazione esterna, adesso c'è quindi una nuova coalizione con le stesse pendenze. Penso che il Partito Democratico di fronte a questi elementi dovrebbe raddrizzare la schiena e smettere di legittimare con il suo sostegno un governo che contiene al suo interno anche l'espressione di interessi mafiosi".

Cuffaro e Dell'Utri. Due casi diversi ma entrambi al centro della scena siciliana.
"Sono segnali importanti questi. Quando la magistratura fa luce su certe vicende permette ai siciliani di decidere se uscire da questo degrado profondo e fare quello scatto di reni che servirebbe. Non parlo solo di classe politica ma anche degli elettori. La storia non la scrive la magistratura, ma le persone".

E' stato veramente un processo "solo di pentiti"? La difesa di Dell'Utri ha sollevato dubbi sull'influenzabilità dei giudici da parte dell'opinione pubblica.

Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/fava:-la-storia-ditalia-ora-va-riscritta/2129889

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