sabato 5 dicembre 2009
No Mafia Day
Berlusconi s’è risentito per la reazione indignata che le sue parole sulla mafia hanno prodotto nel paese. E i suoi lacchè hanno subito parlato d’una sinistra a cui manca il senso dell’umorismo, che quel “li strozzerei…” rivolto agli scrittori di mafia è gergo cameratesco, milanesismo, insomma una battuta, mica un’intenzione.
E’ un equivoco che si trascina da anni: l’idea cioè che il problema di questo paese si riduca a certe parole avventate, a certi calembour, a certe barzellette. Il problema invece è l’amicizia (solida) tra pezzi di questo governo e le mafie. Il problema sono i rapporti (solidi) costruiti negli anni tra mafiosi conclamati come Vittorio Mangano e lo stesso Berlusconi. Il problema sono i riferimenti puntuali e preoccupanti che diversi collaboratori di giustizia, ritenuti più che credibili da quattro Procure, hanno verbalizzato sul partito di Berlusconi e sulle sue frequentazioni mafiose. Il problema è una condanna in primo grado, destinata ad essere confermata in Appello, per Marcello Dell’utri che di Forza Italia fu ideologo, manovratore e organizzatore.
Il problema è questo paese, che s’indigna per le frequentazioni dello zio di Noemi e si dimentica le frequentazioni del capo del Governo, del presidente del Senato, del sottosegretario Cosentino. Il problema non è solo la mafia ma chi continua a farne una risorsa politica, un’opportunità elettorale, una realtà economica. Da proteggere, magari decidendo con un codicillo parlamentare che i beni confiscati ai mafiosi, invece di essere assegnati al cooperative giovanili o ad associazioni no profit, vengano svenduti all’asta. Un modo per restituire quei beni ai mafiosi e ai loro prestanome.
Il problema è anche nostro, se da sinistra continuiamo a derubricare queste vicende a una questione personale, al carattere dei Silvio Berlusconi, alle sue frequentazioni. Per cui, sconfitto il cavaliere, sarebbe sconfitta anche l’impudenza di certa politica e l’impunità della mafia. Così non è. Questo paese si sta abituando a considerare le organizzazioni criminali un fatto al quale rassegnarsi: nella politica, nella finanza, nella società. Rimettere al centro dell’iniziativa politica una campagna per liberare il paese dalle mafie dovrebbe essere oggi il primo punto del manifesto programmatico di Sinistra, Ecologia e Libertà. Il primo impegno concreto da assumere con il nostro popolo nell’Assemblea del 19 e del 20. Liberare le istituzioni dagli amici dei mafiosi, liberare la politica dalla sua subalternità, liberare le città e le regioni dai lacci e lacciuoli che spesso hanno legato il destino delle loro amministrazioni a interessi illeciti. Anche quando a governare è stato il centrosinistra.
Ripeto: il nostro problema non è Berlusconi. C’è da ricostruire un’idea di paese, un sentire civile collettivo che faccia della lotta di liberazione dalle mafie una grande vertenza di popolo e non il lascito ad alcuni magistrati. All’appello dei nostri militanti Sinistra Ecologia e Libertà deve rispondere subito proponendo una grande mobilitazione nazionale che rimetta al centro una nuova questione civile e morale. Come questo paese ha saputo scendere compatto e numeroso in piazza per difendere la propria libertà di stampa, credo che valga ancor più la pena proporre un appuntamento per difendere la libertà di tutti dall’egemonia delle mafie.
Non possiamo consolarci sapendo il lavoro prezioso che la società civile, da Libera in poi, ha svolto negli anni su questo terreno: occorre che la politica e la sinistra tornino ad assumersi una loro responsabilità. Proviamo a mettere insieme le nostre risorse con le centinaia di migliaia di cittadini che stanno organizzando per il 5 dicembre il “No B Day”. Per rispondere, più che a Berlusconi, ai suoi innominabili amici serve un No Mafia Day. Vogliamo provare a lavorarci?
di Claudio Fava - lun. 30 nov.
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