lunedì 26 settembre 2011

Rilanciamo la richiesta di disarmo. Per cambiare il mondo

Cinquant’anni fa un uomo mite e coraggioso compi’ un gesto semplice, inizio’ una marcia che, dalla sua città, da Perugia, lo condusse fino alla Rocca di Assisi, nel luogo dove San Francesco seppe far incontrare la spiritualita’ cristiana con l’immenso e terreno amore per la natura e per la vita.
Aldo Capitini, filosofo, pedagogo, poeta, antifascista, liberalsocialista, religioso, vegetariano e indomito nonviolento, nella maturita’ della sua vita, quando poteva apparire come un “anomalo” seppe creare un gesto di azione nonviolenta, la marcia per la pace, ed un simbolo divenuto poi universale, la bandiera arcobaleno, che ancora ogg conservano intatti la forza visionaria e la speranza di cambiamento che ispirarono quell’uomo e tutte le persone “di buona volonta’” che camminarono su quella strada nel 1961. “Ciascuno sia responsabile” ripeteva Capitini e lo diceva di fronte al costituirsi dei blocchi che avrebbero dato vita alla guerra fredda, con la memoria viva della barbarie nazifascista, di cui conobbe la repressione e gli orrori anche sulla sua persona.
A mezzo secolo di distanza, abbiamo ancora bisogno di ripercorrere quel cammino per assumerci la responsabilita’ di gesti concreti: per la pace, per la civile convivenza, per lottare contro le diseguaglianze e le ingiustizie del mondo.
Abbiamo bisogno di marciare insieme ad altri da noi, con i liberi e gli oppressi, per sentire che non siamo soli di fronte alla barbarie. Ogni volta che quella marcia e’ iniziata, qualcuno nel Mondo ne rimaneva cambiato. Un’ umanita’ che è mischia di luce e di tenacia, che non si illude d’essere centro del mondo, che guarda partecipe la nostra comune cittadinanza umana.
Perche’ la guerra non e’ divenuta un tabu’? Perche’ si combatte e si uccide, si stuprano donne, si umiliano interi popoli? Nessun uomo sano di mente potra’ mai accettare questa realta’ come connaturata alla storia e all’esistenza stessa dell’uomo. Gli sforzi di progresso compiuti dall’ingegno e dall’esperienza umana non potranno che tendere alla liberazione dalla piu’ grande delle schiavitu’, quella della violenza e delle guerre.
So bene che una vita non basta per vedere realizzata quest’aspirazione, ma, come ci ricordo’ proprio Aldo Capitini, abbiamo il dovere di provarci, di testimoniare e di agire.
Per questo siamo alla marcia per dire che vogliamo riconosciuto il diritto del popolo di Palestina ad avere uno stato sovrano, in reciproca sicurezza con quello di Israele. Percio’ chiediamo di mettere fine alla guerra in Afghanistan e di ritirare le nostre truppe, cosi’ come pretendiamo di non continuare a partecipare alla guerra del neocolonialismo europeo in Libia. Ogni passo di quella marcia potrebbe raccontare di un diritto negato, di un conflitto ignoto ai media del nostro tempo, occultato da chi le guerre guerreggiate, economiche e civili e’ interessato a promuoverle.
Dobbiamo saper restituire il senso perduto alle parole manipolate, tradite, stravolte. Per noi non esistono “guerre umanitarie”, “esportazioni di democrazia con le cannoniere” e lotte per la sicurezza che producano solo terrore. Per noi dovra’ sempre più esistere un nuovo concetto di “diritto di ingerenza”, fuori dalla logica dei bombardieri per dare voce alla domanda di liberta’ e di diritti umani negati che non si attenua, in ogni parte del mondo.
Petizione
http://www.sinistraecologialiberta.it/petizione/
Vogliamo essere parte di un mondo, di un’Europa e di un’Italia che faccia la sua parte e che, proprio in questi tempi di crisi economica globale, sappia “sacrificare” le spese militari e non quelle “civili”, magari raccogliendo firme in tutto il Paese per far diventare questa richiesta una delle basi del programma che dovra’ costruire l’alternativa. Proviamo a fare la nostra parte per stare con i giovani che reclamano liberta’ e democrazia nelle piazze di Tunisi, del Cairo, di Amman. E stiamo con i migranti che attraversano terre e mari per fuggire le guerre e le ingiustizie. Proviamo a fare la nostra parte chiedendo che i Balcani e la Turchia siano parte dell’Europa unita.
Don Tonino Bello ci spronò a mutare le nostre spade in aratri e le nostre lance in falci: una pace mai intesa come retorica e fuga dalla politica, ma come impegno principale dell’agenda pubblica, come esercizio quotidiano dell’agire di ciascuno
Proviamo a fare la nostra parte pronunciando l’impronunciabile: disarmo.
Ora tocca a noi. Noi pacifisti, noi nonviolenti, noi uomini e donne liberi di continuare quel cammino che vuole cambiare il mondo.
Nichi Vendola

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