lunedì 6 giugno 2011

Dinanzi alla Legge, tutt@ uguali


Il codice di procedura penale, agli articoli 599 e 540-ter, già disciplina il caso del legittimo impedimento dell’imputato a comparire in udienza. E’ il giudice a decidere, sulla base di prove fornite dall’interessato, se l’istanza di rinvio risulta fondata oppure no. In caso affermativo l’udienza è rinviata. Ma al Presidente del Consiglio, ai suoi avvocati e alla sua supina maggioranza, per realizzare l’obiettivo della fuga dal processo, questo non bastava. Dopo la bocciatura del lodo Alfano, avevano bisogno di uno strumento legislativo che consentisse a Silvio Berlusconi di non partecipare alle udienze dei processi che lo riguardavano, senza alcun potere di sindacato da parte del giudice sulle cause dell’ assenza: un legittimo impedimento speciale, diverso da quello previsto per i comuni mortali, e quindi in chiaro contrasto con l’art.3 della Costituzione (principio di uguaglianza).
E’ così che il 3 febbraio 2010, con il voto favorevole del PdL e della Lega, l’astensione dell’UdC e il voto contrario di PD e IdV, la Camera approvò la proposta di legge sul legittimo impedimento e altrettanto fece il Senato, il 10 Marzo, tramite due voti di fiducia.
La legge prevede il rinvio dei processi per il Presidente del Consiglio e per i Ministri ogni volta che lo richiedano. E’ sufficiente che la richiesta sia motivata dal “concomitante esercizio di una o più attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti”, ”dalle relative attività preparatorie e consequenziali, nonché di ogni attività coessenziale alle funzioni di governo”. Il rinvio può anche essere continuativo, sebbene per un periodo non superiore ai sei mesi. Come si vede basta non solo una riunione di partito, ma anche un colloquio tra privati, considerato come “coessenziale alle funzioni di governo”, a giustificare l’assenza dall’udienza dell’imputato eccellente.
I giudici del Tribunale di Milano nell’ambito del processo Mills, sollevarono la eccezione di incostituzionalità. Il 13 Gennaio 2011 la Consulta si è espressa per il mantenimento della legge ma con alcune profonde correzioni e interpretazioni al fine di ripristinare la coerenza del testo con gli art.3 (uguaglianza) e 138 (riserva di legge costituzionale) della Costituzione. Nella sostanza la sentenza riconsegna al giudice la valutazione, caso per caso, del legittimo impedimento: sarà il giudice quindi – e non l’imputato – a decidere se i suoi impegni costituiscono un impedimento a comparire in udienza.
Il pronunciamento della Consulta sul legittimo impedimento è stato solo l’ultimo atto di una lunga sequela di casi analoghi. Sono numerosi infatti i provvedimenti normativi, pensati per proteggere il premier dalla sue vicende giudiziarie, che la Corte ha dichiarato illegittimi. Sono le cosiddette leggi ad personam.
Nel gennaio 2004 la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale del cosiddetto Lodo Schifani, la cui approvazione aveva portato alla sospensione allo stralcio del processo Sme, con imputato Berlusconi. Secondo la Corte, il provvedimento, prevedendo una sospensione del processo “generale, automatica e di durata non determinata” , creava “un regime differenziato riguardo all’esercizio della giurisdizione”. In contrasto dunque con 3 e 24 della Costituzione.
Anche il Lodo Alfano, elaborato nel 2008 cercando di tener conto delle argomentazioni che avevano portato alla bocciatura del Lodo Schifani, venne giudicato illegittimo dalla Consulta. Era imperniato sulla proposta di uno scudo di protezione per le prime quattro cariche dello Stato (quelle “politiche”, escludendo il presidente della Consulta).
L’illegittimità, sentenziò la Corte, consisteva nella violazione dell’articolo 3 (principio di uguaglianza) e dell’articolo 138 (necessità di una legge di carattere costituzionale per introdurre eventualmente nell’ordinamento criteri di differente trattamento nell’esercizio della giurisdizione).
La ex Cirielli, la legge che ha accorciato i termini di prescrizione per gli incensurati e inasprito le pene per i recidivi, è stata ripetutamente censurata dalla Consulta e nel 2006 una parte della legge (detta “salva Previti”) è stata bocciata. Prevedeva l’applicazione di nuovi termini di prescrizione per i processi pendenti di primo grado.
Nel 2007, la Corte dichiarò incostituzionale la legge Pecorella, cancellando l’inappellabilità per l’accusa in caso di sentenza di proscioglimento. Avrebbe fatto uscire definitivamente Berlusconi dal processo Sme. Secondo la Corte l’articolo 1 della legge violava il principio della “parità delle armi” tra accusa e difesa” (articolo 111 della Costituzione). Forse su un principio come questo ci sarà da discutere ma non è accettabile che questo avvenga nella forsennata logica deiprovvedimenti ad personam che ha contraddistinto la vicenda politico-istituzionale di questi anni.
Nel frattempo oltre 500.000 cittadini avevano firmato per abrogare tramite referendum la legge sul legittimo impedimento. Il referendum è stato dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale il 12 Gennaio 2011. Dopo la sentenza della Consulta, la Corte di Cassazione ha autorizzato la riformulazione del precedente quesito referendario abrogativo su tutta la parte non dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.
Il 12 e i1 13 giugno si voterà quindi, oltre che sul nucleare e sull’acqua, anche per l’abrogazione della legge sul legittimo impedimento.
Sinistra Ecologia e Libertà, che ha partecipato alla raccolta delle firme per promuovere il referendum, invita ovviamente a votare Sì.
E’ un Sì al principio di uguaglianza e al rispetto della Costituzione.
Il nostro deve essere anche un impegno politico per sottrarre questo referendum a una negativa riduzione della sua portata, alla personalizzazione della questione, alla logica spesso invalsa nel dibattito pubblico che si tratti di una campagna ad personam, per farla finita con Berlusconi. La banalizzazione dei principi e dei meccanismi istituzionali non concorre alla loro difesa.
Quel referendum mette sulla scena la questione democratica, il principio di uguaglianza, il rispetto delle istituzioni preposte a garanzia delle regole e le regole per modificare le stesse: grandi questioni di civiltà che devono stare a cuore a tutti.
a cura del coordinamento del Forum “istituzioni e riforma della politica” di SEL

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