"Un terremoto che chiude definitivamente il berlusconismo"
E’ reduce da piazza del Duomo, «non ho mai ricevuto tanti baci e abbracci in vita mia». E mentre parla al telefono dalla hall del suo albergo passa qualcuno che lo saluta e gli fa: «Sei venuto a festeggiare Pisapia, immagino». «Sì certo, – risponde Nichi Vendola – arrivederci avvocato Ghedini». Dopo di che comincia l’intervista nelle quale Vendola chiede le elezioni anticipate «subito» e conferma la sua intenzione di candidarsi alle primarie.Lasciamo stare la sua ovvia soddisfazione e ci dica invece se si aspettava un risultato così clamoroso.
«Tanto me l’aspettavo che ho scommesso una cena azzeccando praticamente tutti i risultati, Milano, Napoli, Cagliari e via via gli altri Comuni. Non ci voleva molto peraltro, bastava avere narici allenate per sentire il profumo del cambiamento. Anzi, altro che cambiamento: questo è un terremoto che chiude definitivamente il ciclo del berlusconismo che ha ridotto il Paese allo stremo in tutti i sensi, economico, sociale, culturale, politico».
Ma se il Paese era così malridotto come ha fatto a reagire e addirittura a chiudere il ciclo?
«Perché qualcuno ha seminato bene. Parlo delle lotte dei precari, quelli del “futuro è adesso”, della rivolta delle donne contro l’umiliazione del loro corpo, parlo delle tante vertenze sul lavoro... Da mille situazioni del Paese è stata cacciata la pubblicità e si è tornati alla realtà. E a tutto questo va sommato il disgusto che molta gente ha provato nei confronti di un governo che trucca le carte per evitare i referendum, che offende i magistrati accusandoli di essere un cancro, un governo fatto di ministri che non perdono occasione per sparare battute volgari, uno squallido celodurismo di maschietti stagionati. Ecco, l’Italia migliore ha detto basta a tutto questo».
Però Berlusconi è ancora al governo e non sembra affatto intenzionato a dimettersi. Come pensate di costringerlo a mollare?
«Non penso che riuscirà a resistere a lungo, ormai anche lui è finito nel peggiore dei buchi neri: un populista senza popolo. Da parte nostra dobbiamo immediatamente dare continuità a questo sommovimento, non disperdendo neanche un grammo dell’energia che si è prodotta. Il cambiamento va colto subito, aprendo il Cantiere dell’alternativa senza lasciarsi affascinare da giochi di palazzo».
A proposito c’è già chi pensa a un governo di transizione per rifare la legge elettorale, lo ha detto ieri lo stesso Bersani...
«Io non credo che lo faranno e comunque penso che sarebbe un errore gravissimo cercare interlocutori nel centrodestra. Non è il momento di cercare sponde con la Lega o con Tremonti. Il quale, lo ricordo a coloro della nostra parte che sembrano affascinati dal personaggio, è stato capace di dire cose francamente imbarazzanti nei suoi comizi elettorali, come la storia di Ali Babà a Bologna. Oggi noi dobbiamo fare un’operazione politica opposta, quella appunto di tenere in piedi tutta la gente che ci ha fatto vincere le elezioni».
Per arrivare dove?
«Alle elezioni politiche anticipate. Prima possibile, subito».
Con quale alleanza?
«Con quella che ha vinto le amministrative e che è nata dalle primarie. Un’alleanza di centrosinistra che ha dimostrato di riuscire a prendere voti ben oltre i suoi confini. Basta leggere i risultati di Milano, di Napoli, di Cagliari dove il giovane vendoliano Zedda prima ha battuto il candidato del Pd e poi quello di Berlusconi che governava la città da anni. Questa è la strada anche per allargare i nostri confini, senza veti contro nessuno ma mettendo bene in chiaro i nostri punti programmatici».
Lei insiste sulle primarie che però al Pd non è che piacciano tanto...
«Ci mancherebbe che non insistessi dopo che sono state proprio le primarie il volano che ci ha permesso di vincere. Mi pare che adesso anche il centrodestra le voglia adottare per scegliere il successore di Berlusconi. E allora che facciamo: loro le fanno e noi le aboliamo? Non scherziamo».
Se mai si arrivasse alle primarie di coalizione per decidere chi sarà il candidato premier del centrosinistra, lei scenderebbe in campo?
«Oggi sento il più unitario dei sentimenti. Ma ognuno di noi – quindi anche io – deve contribuire a fare delle primarie un grande evento democratico».
Riccardo Barenghi - "La Stampa"
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