COMUNICATO STAMPA
E’ molto preoccupante il quadro che emerge dalle dichiarazioni che leggiamo quotidianamente sui giornali in merito ai “cosiddetti tagli al sociale”.
Emerge il quadro di un sistema da rivedere completamente, nel quale ognuno deve rimettersi in discussione. Va aperto un cantiere largo di ridefinizione del welfare locale che affronti i nodi che stanno emergendo.
Ci sono molte domande alle quali è necessario dare risposta:Se i costi sono così lievitati da dove provengono gli scostamenti? (aumento del tasso di anzianità?, inefficienze?) Perchè non sono stati attuati puntualmente piani di verifica e controllo della spesa pubblica per l'assistenza socio sanitaria? E se, come tutti affermano, esiste un divario così netto tra il salario degli operatori delle cooperative e la paga oraria percepita dalla cooperativa stessa, perchè non si è intervenuti prima a mettere mano a tale sperequazione oltre che visibile ingiustizia? Eppure esistono da anni manager della Asl e assessori dedicati al Welfare.
Detto ciò, è chiaro che si deve mettere mano a questo sistema di welfare ma dipende dal "come farlo". E’ positivo che si stia procedendo ad una valutazione prima oggettiva dei dati e poi ad una ristrutturazione del sistema.
L'Assessore Bucari ed il Direttore Generale della ASL, Panella, affermano che ci sono voluti 10 mesi per mappare la situazione, ma una volta acquisiti i dati, perchè si è proceduto immediatamente ai tagli delle ore di assistenza? Su un tema così dirimente la comunità politica deve poter essere messa nelle condizioni di poter dire la sua. Ancor più era ed è ora più che mai necessario, numeri alla mano, e tenuto conto anche dei tagli di risorse imposte dal Governo Centrale , fare subito un tavolo concertativo tra enti locali e sanitari, associazioni di utenti, famiglie, operatori socio-sanitari pubblici e del privato sociale per discutere il da farsi.
E' chiaro che le decisioni spettano poi ai politici ed ai direttori ma garantire la partecipazione e la democrazia nelle scelte di gestione della cosa pubblica, sarebbe stato più congruo per prendere decisioni, anche dolorose.
Nel ripensare al Welfare infatti, si deve tener presente quelle che sono buone pratiche da mantenere e consolidare per evitare pericolose derive involutive.
Se il costo lordo mensile per l'ASL di un operatore delle cooperative è di 2700 Euro si può pensare di reinternalizzare alcuni servizi ed asssumere gli operatori delle cooperative; in Puglia è stato fatto ed è una Regione con più di 4 milioni di abitanti!!
In altre Regioni italiane ad esempio, esistono gli assegni di cura che andrebbero riapprofonditi, soldi cioè dati alle famiglie che possono così organizzarsi l'assistenza come vogliono; si può mantenere l'assistenza domiciliare per le situazioni che realmente ne possono trarre beneficio e prevedere centri diurni con laboratori di vario tipo a seconda dei bisogni reali dell'utenza. Ma tali bisogni si individuano se all'utenza stessa ci si rivolge con una posizione di ascolto, spiegando anche che magari una scelta diversa può essere migliore di quella fino ad oggi praticata.
Insomma, volendo parlarne, di cose da fare ce ne sarebbero tante per garantire la qualità del welfare, evitare sprechi e razionalizzare le risorse.
Certo è, che il piglio autoritario e la discussione che mette in contrapposizione coloro che “gestiscono e coloro che pagano” senza coinvolgere tutta la comunità politica e cittadina non agevola.
Cordinamento provinciale Sinistra Ecologia Libertà Terni
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