venerdì 27 agosto 2010
Vendola: "Primarei subito, poi le alleanze parlando anche con i cattolici"
«Se è vero che sulle primarie sono caduti i veti, allora evitiamo di passare dal momento in cui si diceva che era prematuro discuterne a quello in cui saremmo già in ritardo se la situazione precipitasse. Organizziamo ora le primarie, subito. Perché più breve è il lasso di tempo che avremo a disposizione tanto più forte sarà il bisogno di immettere nel motore elementi propulsivi».
Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, leader di Sinistra ecologia e libertà, ha già lanciato la sua candidatura per la leadership del centrosinistra.
Primarie ora? Anche se non si sa se o quando ci saranno le elezioni?
«Le primarie non vanno vissute come una mossa sulla scacchiera del politicismo ma come l´apertura di un processo virtuoso. Scendano in campo personalità e progetti per l´Italia che vogliamo. Intorno a noi c´è uno scenario verminoso fatto di poteri inquinanti e inquinati che hanno riempito l´Italia di veleni, dossier, ricatti. Dobbiamo dire che c´è un´Italia migliore di questa».
In campo ci sono anche Bersani e Chiamparino.
«Sarà una competizione interessante. Oggi è vitale aprire un´interlocuzione con soggetti sociali larghi, fare quella grande operazione porta a porta di cui parla Bersani».
C´è già chi pensa a un ticket Vendola-Chiamparino.
«Chiamparino è un grande amministratore, la sua candidatura è un fatto positivo. Ma quando si attiva un processo democratico come questo, sai come si apre e non sai come si chiude. Vediamo cosa riusciamo a suscitare e cosa decide il popolo».
E le alleanze? Per Franceschini c´è quella “costituzionale”.
«Penso sia sbagliato costruire delimitazioni ideologiche di quello che può essere il campo di una coalizione alternativa alle destre. Per me la priorità assoluta è la costruzione del cantiere e questo si fa attraverso le primarie».
Ma arriverà anche il momento di ragionare sulle alleanze?
«Le alleanze vanno costruite con sapienza, con curiosità culturale. Sapendo che se il filo con cui vengono cucite è il trasformismo esse vivranno di una precarietà di fondo. Se invece il filo di una grande alleanza è quello della responsabilità nazionale e di una visione euromediterranea, una maggioranza può tenere».
E basta per tenere insieme Casini, il Pd, l´Idv, magari anche Fini?
«Io non ho paura di discutere con nessuno. Mi interessa dire che oggi ci sono 10 milioni di italiani, vecchi e bambini, che vivono a rischio di abbandono: sono soggetti fondamentali per l´idea di società che abbiamo? È possibile che su questi temi non si possa costruire una coalizione che innerva anche l´arcipelago cattolico? Partiamo dai guasti dell´Italia, parliamo con i soggetti sociali, con le famiglie, con le imprese, con gli insegnanti. Questo è il cantiere che ho in mente. Non ci impicchiamo all´albero dei pregiudizi».
Quindi qual è la sua ricetta di coalizione?
«Non dobbiamo chiamare mago Merlino che ci dia la pozione magica della coalizione vincente. So, invece, cosa non bisogna fare».
Cosa?
«Non bisogna replicare una coalizione in forma di assemblaggio di grandi e piccoli cespugli, ognuno proteso all´autopromozione. Così è finito il governo Prodi che pure era partito con una buona idea, quella fabbrica del programma che puntava a un´idea di futuro. Dobbiamo essere in grado di fornire una nuova narrazione. Solo così si batte Berlusconi».
Che però è ancora forte nel Paese.
«La forza di Berlusconi sta nella debolezza del centrosinistra. La critica a Berlusconi, come quella a Marchionne, è credibile se è critica a un modello di precarizzazione, di governo selvaggio delle risorse naturali. Se l´antiberlusconismo resta critica fenomenologica rimarrà staccato dalla vita vera. Il centrosinistra ha il dovere di vincere perché il Paese sta andando alla deriva. Ma lo farà solo se metterà in campo un´idea nuova di lavoro, di vita sociale, di rapporto con la natura».
Quando si andrà a votare?
«Per la prima volta Berlusconi è roso dal tarlo del dubbio che possa perdere. La sua storia e la sua psicologia indurrebbero a pensare, però, che non ce la farà a giocare di fioretto, avendo costruito se stesso come un bombardiere politico e mediatico».
Mauro Favale
Fonte: Repubblica
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