lunedì 14 giugno 2010
Buon compleanno caro Guccini
Buon compleanno caro Guccini e cento di questi settant'anni!!!
Un alfabeto dedicato al re dei cantautori italiani
A come "L'Avvelenata". E' del 1976 la più celebre invettiva guccianana, contro il critico Riccardo Bertoncelli: «Scrisse che avevo realizzato "Stanze di vita quotidiana" perché ero ormai entrato nella routine di un disco l'anno».
B come Balera. Dove si è forgiato da giovanissimo il Nostro, alle prese con liscio, rock'n'roll e musica leggera. Fra provincia, Italia intera e perfino estero.
C come Compleanno. Oggi Francesco Guccini compie 70 anni. Assediato da settimane da amici, giornalisti, fans, è scappato da Pàvana dove vive, per rifugiarsi in una località segreta. Tornerà a casa dopodomani.
D come Augusto Daolio. Ogni autore ha un interprete ideale: soltanto il compianto Daolio dei Nomadi è riuscito a interpretare almeno «Auschwitz», «Il vecchio e il bambino» e «Dio è morto» forse meglio di Guccini stesso.
E come Eskimo. Divisa "innocente" e sospiro di una stagione amorosa rievocata nella canzone omonima, nell'lp «Amerigo» del 1978.
F come Renzo Fantini e Folkbeat. Fantini, suo manager storico, compagno on the road, scomparso lo scorso marzo; «Folkbeat» è stato il primo album, per voce e chitarra, nel 1967.
G come Giornalista. Fra '50 e '60, cronista per due anni alla «Gazzetta dell'Emilia»; suo capo è Augusto Minucci, a lungo poi caposervizio a «La Stampa». Scopre che non gli hanno pagato le ferie e se ne va, entra in un gruppo con Cantarella (poi Equipe '84)
I come «Io e Marilyn». Ultimo dei tre film di Pieraccioni al quale ha preso parte. Le fughe cinematografiche comprendono tra gli altri «Radiofreccia» del suo fan Ligabue, «Musica per vecchi animali» di Benni e «I giorni cantati» del '79, di Pietrangeli.
L come «La Locomotiva». In «Radici» del 1972, è la sua canzone più popolare: ricostruisce con linguaggio ottocentesco il dirottamento ante litteram di una locomotiva da parte del macchinista anarchico Pietro Rigosi, nel 1893.
M come Modena. Quando vi nasce, l'Italia è in guerra da 4 giorni. Il padre va al fronte, la mamma Ester Prandi si trasferisce nella casa paterna con il bambino, a Pàvana; ci resteranno 5 anni. Nel 1961 la famiglia va a vivere a Bologna.
N come Nuovo Album. Dopo «Ritratti», del 2004, si aspetta. Lui non si pronuncia, ma in concerto si sono ascoltati vari inediti: «Nella giungla», la durissima «Il testamento del Pagliaccio», «Su in collina» su un episodio di guerra partigiana; e c'è «Canzone di notte n.4» (unica mai ascoltata dal vivo).
O come Osteria dei Poeti. Ritrovo preferito, nella via omonima in Bologna, dove far notte da ragazzo cantando e bevendo vino; rievocata nel brano «La via dei Poeti», ispirata ad un amore sfuggente.
P come Pàvana. L'ultimo buen retiro, sull'Appennino Tosco-Emiliano, dove vive da dieci anni. P come patente: non ce l'ha.
Q come «Quello che non». L'album del '90 nel quale si affacciano prepotenti le malinconie che gli faranno sempre più compagnia: temi esistenziali, come la solitudine dell'uomo nella difficoltà del vivere del nostro tempo.
R come «Radici». Un classico, l'album del '72: è quello della «Locomotiva», dove ricorda la casa e gli antenati. Contiene una delle altre canzoni sue più amate e cantate, «Il vecchio e il bambino», storia di una continuità di tempo e di spazio.
S come scrittore. L'impressione è che si diverta di più a scrivere libri, ormai. Ha esordito nell'89 con «Cronache Epafaniche», nel '93 «Vacca d'un cane» e con Machiavelli si è dedicato ai gialli, con «Macaroni» e «Un disco dei Platters»; ne stanno scrivendo un altro insieme. «Non so che viso avesse. La storia della mia vita», di quest'anno, suona come un bilancio dei 70 anni.
T come tour. E' neverendig come quelli di Dylan, ma con calma: non più di un concerto al mese, spiegava Fantini. Lui dice: «Quand'ero giovane cantavo da seduto. Adesso sto in piedi. Vammi a capire». Prossima tappa la patria Modena, il 30 giugno.
U come Umberto Eco. Lo scrittore ha detto di lui: «Guccini è forse il più colto dei cantautori in circolazione: la sua poesia è dotta, intarsio di riferimenti. Che coraggio, far rimare "amare" con Schopenhauer!».
V come Via Paolo Fabbri 43. La sua abitazione in Bologna, dove càpita sempre più di rado (ci vive la figlia Teresa). Uno degli indirizzi più noti della musica popolare italiana, al quale è intitolato il bellissimo album del 1976.
Z come Zitto. «Zitto, Lucifero, non disturbare, non stare sempre qui a criticare». Da La Genesi, Opera buffa, 1973.
Fonte: "La Stampa"
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