martedì 30 marzo 2010

La buona politica chiama le cose con il loro nome e non nasconde la realtà


La buona politica chiama le cose con il loro nome e non nasconde la realtà

Il voto regionale ci dice che nel Nord al centro sinistra resta solo la Liguria, al sud restano la Puglia e la Basilicata, al centro restano le regioni storiche ma con un centro sinistra indebolito come in Emilia. Al voto di ieri vanno aggiunte anche la perdita negli anni scorsi di Sardegna, Abruzzo, Friuli, Molise e la riconferma di un centro destra pur anomalo in Sicilia. L’astensione è un “partito” del dieci per cento che penalizza entrambi gli schieramenti anche se a me pare non penalizzi la Lega e neppure le formazioni che fanno prevalere il monotema della giustizia o la pura protesta come l’IDV e il movimento di Grillo. Il centro sinistra perde anche la provincia dell’Aquila emblematica perché erano in discussione la strategia e le scelte fatte dopo il terremoto.
Se evidenziamo il fatto che Toscana, Liguria, Umbria, Basilicata e Marche messe insieme hanno, con un totale di 8 milioni, meno abitanti della sola Lombardia ( che ne ha 9 milioni ) comprendiamo quanto sia pesante questo voto. In sostanza le destre e la lega governano regioni che in totale hanno circa 40 milioni di abitanti, mentre il centro sinistra governa regioni che hanno in totale 16 milioni di abitanti. La maggioranza degli italiani che hanno votato ha scelto anche nelle elezioni amministrative il Pdl e la Lega Nord. E per uno schieramento ( il centro sinistra) che ha sempre fatto del buon governo locale e della sua capacità amministrativa un punto di forza credo sia il primo dato da evidenziare. Nella gran parte dei governi regionali e anche in tanti enti locali simbolici ( cito per tutti Bologna) da diversi anni le prove che il centro sinistra offre sono deludenti e per nulla innovative, incapaci di legami sociali solidi,di risposte eque alle disuguaglianze, al grande tema del lavoro, dei diritti, della qualità urbana e dello sviluppo, dei servizi al territorio e alla persona. Per non parlare del fatto che “la questione morale” nel senso berlingueriano del termine ( che non è quello che agitano senza sosta Travaglio, Santoro e altri che hanno scelto il giustizialismo e un devastante referendum permanente su Berlusconi….) ha lambito o coinvolto troppi amministratori locali del centro sinistra e del Pd in particolare. Non comprendo come il Pd dopo questo voto possa parlare di ripresa e di inversione di tendenza, ma cercherò di applicarmi a capire. E veniamo a noi. Quello della Puglia e di Vendola è un risultato splendido che non andrebbe inficiato da un ragionamento puramente matematico che sento fare da alcuni (se l’udc fosse stata con Rocco Palese avremmo perso anche li.. ). Sappiamo tutti che i voti quasi mai si sommano, che gli elettori della Poli Bortone, per contrasti profondi e di merito, difficilmente avrebbero votato il candidato di Fitto e dunque Vendola se la sarebbe giocata fino in fondo anche in quel caso. Per la stessa ragione attribuire a Grillo la perdita del Piemonte non convince, quegli elettori in assenza della lista di Grillo si sarebbero astenuti , assai difficilmente avrebbero dato il loro voto alla Bresso perchè il loro programma ha, da anni, nella contrarietà alla Tav il punto centrale e caratterizzante. Basta guardare le percentuali che la loro lista ha ottenuto in Valle Susa e si comprende quel che intendo.
In Puglia vincono un presidente e una giunta che hanno governato quel territorio, facendo corrispondere alle parole i fatti, e costruito risposte per il sud che hanno la dignità di riforme vere, come quelle energetiche, sull’acqua pubblica, sul precariato e sul lavoro, sulla valorizzazione della cultura , sul turismo ambientale e di qualità, senza chiudersi ( come fa la Lega) ma facendo della Puglia una delle regioni più aperte d’Italia non solo per la sua posizione geografica.
Credo che Vendola abbia una intensa connessione sentimentale con il popolo pugliese ( quella che D’alema e Bersani hanno sottovalutato e che è maturata via via in quella che si è chiamata la fabbrica di Niky) ma penso che essa derivi da elementi concretissimi, dalla lealtà che ha dimostrato nei confronti delle popolazioni che governava, dalla speranza che ha saputo trasmettere al posto della rassegnazione, e dalle scelte concrete che la sua giunta ha realizzato mentre altre giunte nel sud fallivano la prova del governo. E il fatto che Vendola sia un uomo di sinistra non è stato un ostacolo ma un valore aggiunto, perché una Sinistra così, autonoma nei pensieri e nei progetti, che non rincorre il centro o la destra ma che ricostruisce le parole della sua cultura e i suoi principi, radicale nelle scelte ma con una cultura profondamente di governo diventa una Sinistra credibile. Che può prendere , come per tanti anni è accaduto in Italia, anche i voti di elettori che non si direbbero mai di sinistra. E che può competere ed essere parte fondamentale dell’ alternativa alle destre. Sel in puglia ottiene il 9,74 % , un risultato importante.
Altrove i risultati sono assai diversi , si va dalle percentuali bassissime ( una media dell’1,5 %) di tutto il nord, a quelle un po’ più significative ( oltre il 3%) di altre regioni ( Basilicata, Toscana, Umbria, Lazio,) al 2,67 delle Marche. In Campania dove Sel si presentava con i Socialisti si arriva al 3,5 e in Calabria una lista formata dai Socialisti e da una parte soltanto di Sel tocca una percentuale analoga. Questi sono i numeri che da soli dicono poco o molto a seconda di come li si voglia vedere. Parlano comunque di una forza politica ancora non nata, con pesanti contraddizioni nelle scelte fatte in Campania e Calabria ( dove invece di scegliere la buona politica abbiamo scelto Loiero e De Luca che potremmo dire rappresentavano solo una continuità senza speranza e senza alcuna innovazione), con tendenza ad isolarsi in alcuni casi o a fare semplicemente cartelli elettorali ( due scelte entrambi difficili e che denunciano ancora il nostro profilo indistinto). Non abbiamo ancora trovato la nostra strada, e forse non possiamo neppure trovarla da soli, possiamo solo dire di avere una indicazione possibile e chiara nell’esperienza pugliese, che non è ricopiabile ma fornisce molte sollecitazioni a chi voglia pensare e costruire una Sinistra in Italia. E anche a coloro che vogliono costruire una alternativa alle destre nel paese. Adesso spero si apra una discussione, nazionale e locale dentro Sel , dentro il Pd e l’Idv, dentro Rifondazione, che non duri mesi ma sia una cosa seria, perché abbiamo bisogno di ricostruire politica, iniziativa e presenza nei territori, e di aprirci e mescolarci molto più di quanto si sia fatto finora. La Puglia insegna anche questo, forse è l’unica regione nella quale Sel è diventata in pochi mesi un soggetto politico unitario nel quale le provenienze non hanno più alcun senso e ragione.
Tutte le forze politiche e le persone che vogliono costruire in Italia una alternativa credibile e convincente alle destre e alla lega, hanno davanti tre anni di lavoro durissimo perché abbiamo perso anche stavolta. L’alternativa alle destre non c’è, nessuna forza politica può costruirla in solitudine o pensando che nasca a partire solo da se stessa. E non sarà la semplice risultanza di un mix di alleanze aritmetiche ( qualcuno stamattina nel Pd si è affrettato a dire che il modello vincente sarebbe la Liguria e cioè una alleanza elettorale da Rifondazione all’ Udc), se questa diventasse la risposta ad una sconfitta così seria non solo la ritengo deludente ma ancora perdente. Questo voto ci parla di un vuoto, o di molti vuoti, che vanno riempiti con un racconto nuovo per il nostro paese, fatto di principi comprensibili, di riforme concrete discusse con i cittadini, di idee innovative per cambiare la qualità dello sviluppo, di un impegno per rimettere al centro il lavoro ogni giorno dell’anno e la scuola che va a rotoli, di radicamento sociale ( nulla mi sconcerta di più che sentir dire da oltre dieci anni che la Lega è radicata al nord mentre le forze del centro sinistra non lo sono….ma chi ci ha sradicato mi domando, dai luoghi di lavoro, dalle scuole, dai quartieri delle città, se non le nostre sottovalutazioni e le scelte sbagliate degli ultimi quindici anni?). Infine l’alternativa alle destre forse è nella mani e nella testa di un nuovo gruppo dirigente. E di donne e uomini che sappiano innovare anche le pratiche politiche, le relazioni tra loro, mettendo democrazia al posto dei personalismi eccessivi, tolleranza e confronto mite dove adesso c’è insulto e settarismo, un clima che allontana le persone dall’impegno e alla fine anche dal voto. La politica deve tornare ad essere una passione e non un mestiere. So bene che non ho risposto a tutte le domande che ci attraversano la mente in queste ore, ma non potevo farlo. Anch’io ho bisogno come ognuna/o di voi di ascoltare altre ragioni, di confrontarmi e di capire. Io credo nel confronto delle idee e nell’agire collettivo. E scrivendo questa frase mi rendo conto che sto citando Ingrao, che oggi compie 95 anni, e che ha attraversato un secolo intero facendosi ogni giorno una domanda nuova e diversa. Curiosi dobbiamo essere verso la realtà, se vogliamo ricominciare a capirla.

Fulvia Bandoli

P.S. Un pensiero e un in bocca al lupo a Giannetto Speranza , il sindaco uscente di Sel a Lamezia Terme ,che con il 42% è primo ma che tra quindici giorni dovrà affrontare il ballottaggio con il candidato Pdl. Giannetto è un altro esempio di buona politica

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