venerdì 30 ottobre 2009

BANDOLI: “Il Pd, Noi e la costituente”


di Fulvia Bandoli

Nominare le battute d’arresto, non alzare ancora di più l’asticella quando si sono sbagliati tutti i salti precedenti.

Sul Pd: c’è un cambio ma non sappiamo ancora in quale direzione, io metterei alla prova Bersani e il suo Pd su questioni concrete, sul precariato (legge che non riuscimmo a cambiare nell’ultimo governo nostro perché le resistenze erano tutte all’interno di quello che oggi è il pd, sulla laicità e sui diritti civili, sul lavoro e sui salari e non ultimo sui temi ambientali e del disarmo (nucleare, riassetto idrogeologico,ponte sullo stretto, diminuzione delle spese militari). Non mi accontenterei solo di un appello ad unire le opposizioni a difesa della Costituzione e della democrazia (questa è una battaglia popolare e democratica che va senza dubbio fatta assieme a tutti coloro che vorranno senza preclusioni di sorta). Ma se veramente anche al Pd sta a cuore la costruzione di un nuovo campo di alleanze, una nuova coalizione politica e programmatica alternativa alle destre, cominci quel partito ad indicarne i terreni e cominci a pronunciarsi su quelli che da noi e da altri vengono proposti, iniziando da alcune questioni che incrociano la vita di milioni di persone. E non da ultimo che il Pd chiarisca quale legge elettorale ha in mente per l’Italia e come intende muoversi qualora venga proposto lo sbarramento del 4 per cento alle regionali.

Su di noi: In Polonia ricostruiscono La Sinistra attorno ad un giornale e ai circoli che sono nati in questi anni (e sottolineo anni) per sostenere le battaglie politiche che quel giornale proponeva e metteva in piedi nei vari territori. Tra un po’ quei circoli e tutta la politica che sono riusciti a fare diventeranno un partito non tradizionale, con pratiche diverse da quelle dei partiti del 900. In Germania la Linke invece è partita come una lista elettorale ma con una forte unità di intenti e di strategia tra i contraenti e anche se non hanno ancora fatto un congresso e se non si può ancora dire che la Linke sia un partito il loro radicamento sociale è tale che la scelta verrà di conseguenza. Quella polacca è una scelta si potrebbe dire più dal basso, attorno ad un giornale, ad un gruppo di intellettuali. Quella tedesca parte da quello che si chiama ceto politico (la parte di Spd uscita con Lafontaine e i comunisti dell’est di Gysi), ma averlo un ceto politico così, che unitariamente e senza fare delle identità di ognuno una clava prende una strada unitaria e quella mantiene per 5 anni e oltre! Noi non l’abbiamo avuto! Sono due strade diverse tra loro che però stanno dando buoni frutti nei rispettivi paesi. Io non indico modelli, guardo queste realtà e poi la nostra e faccio notare che noi non abbiamo preso con chiarezza né l’una né l’altra strada.

Noi abbiamo preso una ibrida terza strada, scambiando la lista con il soggetto politico e il soggetto politico con la lista a seconda dei casi, e abbiamo perso anni preziosi.

E ancora oggi è bene non confondere i piani: una cosa è una grande alleanza per la difesa della Costituzione se Berlusconi decidesse di mettervi ulteriormente mano per scassarla (alleanza che si esprimerebbe in iniziative unitarie e in movimenti di popolo, senza esclusione alcuna, per far fronte a una vera emergenza democratica), altra cosa sono le liste elettorali per le regionali (che non possono essere fatte a prescindere dai candidati presidenti che verranno proposti, e dai contenuti che per quanto attiene l’Udc mi paiono di difficile definizione comune su punti sostanziali di governo, dalla scuola alla sanità, dalla laicità, ai diritti civili alle politiche ambientali ed energetiche, alle questioni del lavoro e del welfare…).

Altra cosa ancora è costruire un partito della Sinistra che provi a durare nel tempo. Solo se vi fosse stata una unità di intenti chiara e una ipotesi strategica condivisa una lista elettorale poteva diventare mano a mano anche un partito (come sta accadendo in germania), ma evidentemente da noi non è accaduto , questa unità di intenti non c’era e non c’è. L’ipotesi di fondare un partito attraverso la somma di piccoli partititi in Italia è dunque fallita due volte. Pur negandola a parole questa è stata nei fatti la strada seguita e in parte lo è ancora: a me pare indispensabile abbandonarla definitivamente e distinguere i percorsi chiamando le cose con il loro vero nome. Una grande alleanza per la difesa della democrazia e della Costituzione raccoglie tutte e tutti coloro che lo decidono ed è una battaglia civile di prima grandezza ma non è detto che diventi anche una ipotesi di governo nazionale alternativa alle destre, le liste elettorali nascono muoiono si allargano a partire da programmi trasparenti e condivisi e possono sostenere questo o quel candidato o anche presentarsi autonomamente, la costruzione di un soggetto politico (partito) della Sinistra si fa con le donne e gli uomini che vogliono farlo, è un percorso paziente e che dura, chiama alla partecipazione gli iscritti, prova a far uscire con iniziative politiche e precise battaglie il proprio profilo.

Al punto in cui siamo noi abbiamo bisogno che si consolidi la Costituente con tutte le donne e gli uomini che vorranno aderirvi e per fare questo l’apertura deve essere massima e non un’ annessione di qualche “indipendente” o “esterno”, che si facciano circoli territoriali di aderenti e che l’assemblea di dicembre (composta da aderenti eletti) sia il momento per decidere il nome (perchè ne circolano troppe versioni) e la legittima attribuzione agli aderenti del simbolo, le prime basilari regole democratiche del nostro funzionamento, i principi ideali del nostro profilo, le questioni programmatiche che più ci caratterizzano. Ho l’impressione che le liste per le regionali saranno invece un bel miscuglio di cose e che le alleanze saranno assai variabili da regione a regione, insomma ribadisco… dire che si fa un partito quando invece si sta facendo una lista elettorale non ci fa bene e troppe volte l’abbiamo fatto e abbiamo sbagliato. So che non pongo un tema semplice ma è una questione seria e non possiamo sempre ignorarla. Per spiegarmi ancora meglio i Verdi o Rifondazione che non vogliono stare nel nuovo partito della Sinistra forse vorranno fare una lista insieme o un cartello o non so cosa e in alcune regioni anche i socialisti che non vogliono rinunciare al loro simbolo… fare con loro una lista si può naturalmente, ma possiamo ancora far finta che stiamo facendo un partito con questi gruppi dirigenti quando non è così?

La Sinistra che vorrei non è socialista perchè c’è Nencini, comunista perchè c’è Vendola , ambientalista perché c’è la Francescato. Il partito della sinistra che immagino è laico e socialista per il meglio che quella tradizione ha prodotto, femminista perchè la libertà femminile è venuta al mondo in questo secolo, è ambientalista e non violento perchè le nuove contraddizioni dello sviluppo lo impongono, mette al centro il lavoro (pur con tutte le sue trasformazioni) e la giustizia sociale come la migliore tradizione del comunismo italiano ha insegnato a diversi di noi, e poi è anche molto altro ,come ci chiedono coloro che hanno vent’anni o trent’anni che non sanno ancora precisamente perchè si dicono di sinistra eppure lo fanno.

Se poi mi fossi sbagliata e in questi giorni come d’incanto tutte le resistenze a dar vita ad un nuovo soggetto politico fossero sparite da tutti i gruppi dirigenti dei vari piccoli partiti io ne sarei felice, perché vorrebbe dire che anche noi cominceremmo ad avere, come in germania, un gruppo dirigente coeso che sa finalmente dove vuole portare il consenso elettorale che ha ricevuto. Questo non ci esimerebbe dalla necessità di fare comunque una costituente aperta e partecipata e dal darci regole democratiche e non spartitorie.

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