sabato 22 marzo 2008

sulla par condicio


La violazione della par condicio è violazione della democrazia
di Paolo Brutti


Quello che sta succedendo nell’informazione politica nel periodo elettorale è di estrema gravità. L’intervento dell’Agcom, che chiede l’immediata correzione dello squilibrio rilevato nell’informazione televisiva dei telegiornali che ha avvantaggiato in modo spropositato i due partiti del PD e del PDL su tutti gli altri (per esempio 60% del tempo dedicato al PD/PDL, 10% del tempo dedicato a Sinistra Arcobaleno) richiede un immediato accoglimento da parte delle testate che stanno violando la legge. Purtroppo però il danno politico è ormai fatto. Ma c’è di più.
Non siamo di fronte solo al tentativo delle varie reti televisive e dei vari commentatori di avvantaggiare il PD e il PDL e i loro leader, come manifestazione di sudditanza politica e di richiesta di benevolenza verso i due capi partito. Questo lo abbiamo visto accadere già altre volte, e resta memorabile “Il mio editore di riferimento è la DC” di Bruno Vespa. In fondo il conflitto d’interessi e la legge della par condicio nascevano proprio dallo smodato utilizzo del mezzo televisivo attuato da Berlusconi.
Non siamo quindi solo di fronte ad una manifestazione continua di lottizzazione politica dell’informazione radio televisiva tra PD e PDL. Siamo di fronte ad una precisa operazione politica di grande portata, che serve gli interessi di PD e PDL in modo strategico e strutturale: è in atto un tentativo di modificare la struttura del sistema della rappresentanza politica, inducendo nell’elettorato la convinzione che ormai ci sono solo due forze politiche in campo, il PD e Il PDL e due solo aspiranti alla presidenza del governo italiano dopo le elezioni di aprile e cioè Veltroni e Berlusconi.
Attentare alla struttura della rappresentanza vuol dire attentare ad una parte non marginale della struttura della democrazia politica. Questo non è poco e va ben oltre la lottizzazione politica. Un’informazione piegata a questa pericolosa operazione politica è un’informazione essa stessa pericolosa.
Per capire che cosa si possa fare per impedire questo scempio della democrazia occorre comprendere come questo tentativo sia stato messo in atto, fin ora con successo.
Siamo in tempi di par condicio e la legge è operante per la RAI e per le emittenti private, dopo le deliberazioni della Commissione di Vigilanza e dell’Agcom. Il fatto è che la legge della par condicio regola con sufficiente precisione, attraverso prescrizioni quantitative, gli spazi attribuiti a ciascuna forza politica che si presenti con una propria lista alle elezioni. Si tratta di quella che la legge definisce come la cosiddetta comunicazione politica, cioè le tribune elettorali, le interviste elettorali, la comunicazione autogestita. Ma la comunicazione politica è solo una parte, e neppure la principale, dell’informazione politica, anche durante la campagna elettorale. Vi sono altri modi di intervenire sull’informazione politica attraverso il mezzo televisivo e quello radiofonico, per esempio utilizzando le cosiddette trasmissioni di approfondimento politico. Su di esse la legge della par condicio fa delle affermazioni importanti, di principio, condivisibili ma di tipo qualitativo. Per l’informazione politica e gli approfondimenti politici fissa i criteri di pluralismo, obiettività, imparzialità e parità di trattamento, cui esse debbono rispettare, senza definire esattamente come questo si traduca in presenze, in tempi e in molteplicità di confronti. Si tratta di una lacuna dell’ordinamento, perché, come ognuno vede, non è semplice, anzi spesso e del tutto fittizio, definire dove finisca la comunicazione politica e dove cominci l’informazione e l’approfondimento politico. Il confine è sottile e proprio su questo confine si operano le più gravi discriminazioni. Qui vengono veicolati i messaggi del voto utile, del bipartitismo prossimo venturo, della molteplicità dei partiti come unica e vera responsabilità della difficile governabilità italiana.
In ogni caso, nella delibera della Commissione di vigilanza - dopo una difficile battaglia che ha visto PD e PDL schierati sulle medesime posizioni per aprire vasti buchi nella rete della par condicio - e nella delibera dell’Agcom si regola anche quest’aspetto, affermando che, seppure il pluralismo e la non discriminazione non possono essere interpretati come obblighi di dare esattamente gli stessi tempi di comparizione sui teleschermi e alla radio di tutte le liste che si presentano alle elezioni, l’elasticità sui tempi che ne consegue, e che resta nella discrezionalità della testata o del conduttore, non può condurre a che alcune presenze e alcuni confronti e apparizioni sono sempre garantiti e altri abbiano un ruolo del tutto marginale o addirittura non si facciano mai.
Di più, non è neppure possibile che i principi di pluralismo e di non discriminazione vengano verificarti solo quando tutte le trasmissioni di approfondimento saranno concluse, ma che essi devono essere valutabili a priori, attraverso la predisposizione di un programma quanto più completo di tali trasmissioni d’informazione e d’approfondimento, sul quale ottenere la valutazione delle strutture direzionali delle testate e delle reti televisive, alle quali imputare le azioni di recupero e le eventuali sanzioni dell’Agcom.
Tutto questo non sta avvenendo e le comparse e i confronti dei due partiti del PD e del PDL sovrastano e oscurano tutte quelle degli altri. E siamo solo all’inizio. L’Agcom ha iniziato a impartire sanzioni, ma esse giungono quando il danno politico è stato compiuto e l’obiettivo di far transitare il regime di bipartitismo reale è ormai quasi realizzato.
Uno dei modo più insidiosi a cui ricorrono i conduttori televisivi e radiofonici per indurre gli ascoltatori a convincersi che il confronto politico è ridotto a due soli partiti è quello di specializzare i contenuti di una trasmissione di approfondimento e di far partecipare ad essa i rappresentanti di PD e PDL che hanno avuto responsabilità di governo su quello argomento, sostenendo, di fronte alle contestazioni, che costoro sono gli unici politici che hanno la caratteristica richiesta dall’approfondimento. È il caso di una trasmissione televisiva del mattino, dove con l’argomento che si parla di televisione, chi meglio del ministro Gentiloni e dell’ex ministro Gasparri possono essere invitati. Non ci vuole molto ad indovinare quale piega abbia preso la trasmissione e quali manifestazioni di spirito bipartisan e di reciproca legittimazione siano fiorite durante l’incontro. Questo è solo l’ultimo di molti casi. Rammento tra tutti la trasmissione di Vespa sulle proposte programmatiche per i giovani, nella quale è stata invitata il ministro del PD addetto ai giovani, Melandri e la giovane per antonomasia del PDL, Meloni.
Ora protestare non basta più. Il disegno politico è stato svelato e la trama tessuta da PD e PDL è evidente a tutta l’opinione pubblica. Il Presidente della Repubblica ha fatto sentire la sua voce e ha detto che il voto non deve essere utile ma deve essere libero. I partiti del PD e del PDL, che dominano l’informazione e i loro guardia spalle non possono proseguire nella realizzazione di questo progetto. Per ottenere che ci si muova in questa direzione è almeno necessario, anche se non sufficiente, che le reti, le testate e i conduttori delle emittenti pubbliche e di quelle private, facciano un piano complessivo delle trasmissioni dedicate all’informazione e all’approfondimento politico e lo sottopongano al giudizio di legittimità dell’Agcom. Almeno sapremo in anticipo quali manomissioni del pluralismo dell’informazione e quali discriminazioni i partiti diversi dal PD e dal PDL dovranno subire e forse si potrà mobilitare l’opinione pubblica ad ottenere dall’Agcom atti preventivi che ristabiliscano condizioni di agibilità dell’informazione e condizioni di parità tra le varie forze politiche, almeno durante la campagna elettorale.

*candidato al Senato in Umbria

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