Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha escluso oggi la possibilità di un accordo di governo con il Pdl, lasciando invece la strada aperta al dialogo con i montiani e il Movimento Cinque Stelle, e ha rilanciato un programmadi governo “di cambiamento” in otto punti che corrisponde in larga parte a quanto il centrosinistra ha proposto prima del voto.
Bersani, candidato premier del centrosinistra dopo le elezioni che hanno visto il Pd e i suoi alleati conquistare la Camera, ma non il Senato, ha anche detto che non è possibile una soluzione di governo che non tenga conto dell’esigenza di cambiamento uscita dal voto.
“Per noi non ci può essere una soluzione che stia al di sotto dell’esigenza di cambiamento che il Paese invoca, e il cambiamento non possiamo cercarlo con chi l’ha impedito fin qui, con chi ha seminato gran parte di quel vento che oggi c’ha portato la tempesta”, ha detto il leader politico.
“Non pensiamo praticabili, né credibili in nessuna forma accordi di governo tra noi e la destra berlusconiana”, ha ribadito Bersani, quasi alla fine di un intervento di circa 35 minuti davanti alla direzione del suo partito, i cui lavori vengono trasmessi in diretta web, per la prima volta.
Una scelta, quella dello streaming via Internet, che sembra far eco al M5s e alla sua decisione di diffondere pubblicamente la prima riunione degli eletti in Parlamento, lunedì scorso. Ma anche, sostengono alcuni critici, un modo per spingere il partito all’unità, cercando di comprimere le critiche interne alla gestione di Bersani nella complicata fase post-voto.
Dopo aver spiegato che il Pd rispetta i “percorsi istituzionali e le prerogative del Capo dello Stato”, Bersani ha comunque difeso il “dovere politico di pronunciarci con semplicità e con chiarezza di fronte all’opinione pubblica”, evitando trattative extraparlamentari coi partiti, di fronte a “uno stato d’animo trasversale” che va dalla protesta alla richiesta “impaziente” di riforme passando per la richiesta di “alternative utopiche”
Come aveva fatto nei giorni scorsi, anche dopo una telefonata con il presidente francese François Hollande, Bersani ha voluto sottolineare il carattere “europeo” del voto italiano in una fase di prolungata crisi economica, parlando di “un sommovimento di evidente dimensione europea che si segnala in modo acuto nei paesi mediterranei”.
Anche se poi l’Italia è il solo Paese dell’Europa occidentale, a detta degli analisti politici, in cui una lista ottiene al suo esordio il 25% dei voti, come è il caso del M5s di Beppe Grillo.
Per Bersani, in Europa “l’economia reale consegna dati negativi un po’ ovunque, (mentre) l’equilibrio finanziario mostra comunque delle crepe”. In Italia la crisi riporta addirittura ai tempi della guerra, con un impoverimento diffuso, e la politica “perde via via la presa sulla realtà”.
Il segretario democratico ha ammesso che il suo partito e lo schieramento non è riuscito a intercettare a sufficienza “la richiesta di cambiamento”, basata appunto sul disagio sociale dovuto alla crisi, e ha mancato della necessaria “determinazione” nella campagna elettorale. Ma comunque rilancia la propria candidatura a premier di “un governo di cambiamento”, come lo ha chiamato dall’indomani del voto, escludendo, almeno per il momento, soluzioni diverse, come un governo tecnico o anche il ritorno alle urne.
Serve, ha detto Bersani, “una fase incisiva che dia il segno che cambia davvero qualcosa, e comunque noi dobbiamo dare voce a questa esigenza che dopo le elezioni si cambi qualcosa, e questo dobbiamo dirlo senza balbettare o partecipare al balletto delle ipotesi”.
Alla base del governo proposto da Bersani – a cui comunque Grillo ha già risposto con un rifiuto, definendo il segretario “un morto che parla” – ci sono otto punti che in sostanza ripropongono il programma elettorale del Pd alla vigilia del voto, ma con una accentuazione maggiore delle misure per “moralizzare” la politica.
I primi due punti riguardano il superamento delle politiche europee di austerity e “misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro” – come l’allentamento del patto di stabilità per i Comuni per far ripartire gli investimenti pubblici – mentre il terzo si intitola “riforma della politica e della vita pubblica”, con il dimezzamento dei parlamentari, la riduzione dei loro stipendi e la cancellazione delle province, nonché una legge elettorale col doppio turno di collegio.
Tra gli otto punti, Bersani inserisce anche un pacchetto di iniziative che vanno dalla legge sul falso in bilancio a quella sul conflitto d’interessi, fa un riferimento all’”economia verde” e anche ai diritti – dalle unioni omosessuali alla cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia – oltre che al “potenziamento del diritto allo studio”.
Proposte che verranno messe su Internet per essere discusse e integrate grazie alla “partecipazione”.
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