lunedì 23 aprile 2012

Il pareggio di bilancio è un’ipoteca sul futuro

Può una Costituzione inserire al proprio interno una norma che autorizza a sospendere le garanzie che dovrebbe garantire e gli stessi diritti che proclama fondamentali? In teoria evidentemente no. In pratica proprio questo comporta l’inserimento in Costituzione dell’obbligo al pareggio di bilancio. Nella sua versione letterale, gli effetti di questa scelta saranno catastrofici: il diritto alla salute, all’istruzione e alla mobilità, le garanzie di sicurezza verranno subordinate alla tirannia del pareggio di bilancio. Le conseguenze insieme disastrose e grottesche che i Comuni stanno sperimentando in seguito al patto di stabilità diventeranno la norma sempre e ovunque. I diritti costituzionali dei cittadini e dei lavoratori saranno di subordinati al vincolo che rende imperativo e prioritario il pareggio di bilancio.

Va da sé che nessuno pensa a una versione rigida e letterale della norma. Il testo parla infatti di “equilibrio”, termine non a caso più sfumato del secco “pareggio”, e impone di bilanciarlo con le specifiche congiunture economiche. La possibilità di derogare, non essendo in alcun modo codificata, resterà tuttavia affidata all’arbitrio dei governi e delle maggioranze, che potranno a piacimento decidere se invocare la norma capestro per cancellare diritti, annientare servizi di pubblica utilità, spazzare via colonne portanti del welfare.

La distruttività a lungo termine di questa controriforma, attuata senza incontrare quasi resistenza, è persino più deflagrante. Rovescia infatti anche i valori sanciti con massima solennità nella prima parte della Carta: dalla Repubblica fondata sul lavoro a quella centrata sulla finanza, dalla centralità dell’uomo a quella del bilancio.

Sull’altro piatto della bilancia c’è ben poco. I vantaggi economici del pareggio di bilancio costituzionalizzato sono inesistenti. Al contrario, cinque premi Nobel per l’economia americani hanno scritto un appello rivolto al presidente Obama contro l’inserimento del pareggio nella Costituzione degli Stati Uniti. Nel testo, dimostrano che si tratta di un passo non solo inutile ma controproducente. Al primo punto citano proprio “gli effetti perversi in caso di recessione”, cioè nella situazione in cui si trova oggi il nostro Paese.

Di quell’appello e del dibattito che ha innescato negli Usa, da noi non è arrivato nulla. I mezzi d’informazione hanno applicato una censura ferrea, nel palese intento di impedire che il popolo italiano capisse quale pietanza gli si sta cucinando. La norma è passata al Senato senza clamore, quasi clandestinamente, contrabbandata come atto obbligato invece che come una scelta destinata a incidere a fondo sulle condizioni di vita del popolo italiano.

dal sito di SEL Nazionale

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