giovedì 20 ottobre 2011

Intervista a Pisapia: 'Sinistra, datti una mossa'

Il sindaco di Milano: le elezioni sono vicine, servono le primarie per indicare il leader. Con un programma basato su tre leggi chiave per il Paese: lavoro, giustizia, welfare. E in caso di governo istituzionale serve una guida che non guardi al passato


Zero auto blu, lui gira per Milano con un'ibrida giapponese o va a piedi. E' dotato di cellulare del Comune, ma dice di fare il 90 per cento delle telefonate con quello personale. Guadagna poco più di 5.200 euro netti al mese, da avvocato l'ultima dichiarazione dei redditi aveva gli stessi numeri ma parecchio dilatati: superava i 520 mila euro all'anno. Per le nomine nelle aziende municipali ha messo in soffitta il manuale Cencelli e, se ha qualche dubbio sui curricula che gli vengono sottoposti, chiede chiarimenti a qualche esperto del settore (che si offre gratuitamente). Eccolo Giuliano Pisapia, cento e passa giorni da sindaco, supportato da un'onda di consenso che sembra resistere a ogni avversità. L'Italia potrebbe seguire l'esempio di Milano? "L'Espresso" lo ha chiesto a Pisapia, secondo cui il centrosinistra si deve muovere rapidamente, prepararsi comunque alle elezioni, che arrivino presto o nel 2013. Insomma, serve una scossa.


Gli ultimi sviluppi in Parlamento fanno intravvedere elezioni anticipate.

«Certo questo governo non regge fino al 2013. Dopo quello che è successo martedì scorso, con la bocciatura sul bilancio dello Stato, vedo più vicine le elezioni anticipate. Che Berlusconi se ne debba andare lo dicono ormai tutti. Molti all'interno del Pdl, parte degli elettori della Lega, chi ha rapporti internazionali con l'Italia».

Quindi?
«Il presidente della Repubblica, che finora non ha sbagliato un colpo, non potrà decidere senza una crisi di governo. E in questo caso gli scenari sono due, elezioni subito o governo istituzionale fino al 2013. La prima ipotesi mi pare a questo punto più probabile».

Come intende il governo istituzionale?
«Un governo non tecnico, guidato da una personalità che non abbia ricoperto precedenti ruoli politici, che sia una garanzia per tutti e possa avere una maggioranza in Parlamento anche con le astensioni di alcuni partiti o con un'opposizione costruttiva, in grado di raggiungere due o tre obiettivi nel campo del risanamento economico e della legge elettorale. Sono certo che Napolitano sceglierebbe la persona giusta. A questo proposito vorrei dire una cosa...».

Prego.

«Napolitano è oggi il garante massimo sul futuro dell'Italia. Mi colpisce molto ascoltare le critiche che arrivano da una parte della sinistra sul fatto che abbia firmato leggi non condivisibili, non capendo qual è il ruolo del capo dello Stato, che è solo quello di valutare la manifesta incostituzionalità. In diverse occasioni ha dato messaggi precisi nei quali forniva indicazioni, suggerimenti, esprimeva valutazioni su singoli temi sempre e comunque nel suo ruolo di garante e nel rispetto della Costituzione e della buona politica, nell'interesse di tutti».

Ha qualche nome in testa come presidente del governo istituzionale?

«Ho qualche idea, ma preferisco non fare nomi. Ripeto: ci vuole comunque un soggetto nuovo, un ex guarderebbe al passato e comporterebbe divisioni chiunque esso sia».

Centrosinistra e Pd in particolare attraversano un periodo di turbolenza e divisioni sul da farsi con molti rischi in vista di possibili appuntamenti elettorali, vicini o lontani. Cosa può insegnare il caso Milano?
«Il centrosinistra deve trovare rapidamente dei punti di accordo, sia che si vada a votare presto sia che i tempi siano più lunghi. Penso si debbano evitare documenti programmatici di 280 pagine, ma puntare su tre o quattro disegni di legge attorno ai quali compattare la coalizione».

Qualche esempio?
«Preparare un disegno di legge su economia, lavoro e sviluppo che garantisca i lavoratori, ma contemporaneamente affronti con forza il tema della disoccupazione soprattutto tra i più giovani. Bisogna trovare una soluzione alternativa all'attuale precariato».

Disegno di legge numero due?

«Dare agli italiani una Giustizia degna di questo nome sarebbe cruciale. Sono convinto che sia possibile e praticabile, soprattutto se i provvedimenti non dipendono dai processi a Berlusconi».

Numero tre?
«Welfare e sanità. Affrontiamo uniti queste tre emergenze e ne avremo abbastanza per cinque anni. Tutti gli altri temi andranno avanti attraverso proposte di legge parlamentari o di iniziativa popolare, le quali credo debbano essere esaminate e addirittura avere una priorità rispetto a quelle di un singolo parlamentare. Sarebbe un invito alla partecipazione che renderebbe i cittadini protagonisti, come oggi a Milano. E poi, basta ai partiti di lotta e di governo...».
dal sito de "L'Espresso"

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