Se pochi si aspettavano che vincesse le primarie, nessuno pensava che potesse battere il sindaco di Berlusconi nella città di Berlusconi. Invece è successo ed è (scusate il bisticcio) un successo non solo di Giuliano Pisapia ma anche di chi ha voluto e sostenuto in tutti i modi la sua candidatura. Cioè Nichi Vendola. Il quale non nasconde la sua soddisfazione, anzi la sua «felicità» per un risultato elettorale che da Milano a Cagliari vede affermarsi la sua idea di politica: primarie per coinvolgere il popolo nella scelta del candidato e poi battaglia elettorale contro l’avversario. Battaglia che si combatte meglio, e forse si può anche vincere, proprio perché prima è stato chiesto ai propri elettori di scegliersi direttamente chi vogliono votare.
Poi certo, magari la lista di Sel, il partito di Vendola, non è andata benissimo ovunque, assestandosi tra il 4 e il 5 per cento, ma si tratta di una forza politica giovane e non ancora strutturata sul territorio, che quindi fatica ad affermarsi in elezioni amministrative dove i problemi locali fanno premio sull’immagine nazionale e mediatica del leader. Che poi è il vero punto di forza di Vendola e che dovrebbe funzionare molto meglio quando si voterà per il governo del Paese.
Oltretutto non era questo, ossia un exploit del suo partito, che il Governatore pugliese si aspettava da queste elezioni, lui puntava soprattutto ad affermare la sua cultura e la sua strategia politica, dimostrando che seguendo quella strada si può anche battere l’invincibile avversario. E bisogna riconoscere che c’è riuscito, non solo a Milano ma anche a Cagliari dove Massimo Zetta, candidato appunto di Sel, ha prima sconfitto alle primarie Antonello Cabras del Pd e adesso si ritrova al ballottaggio contro l’uomo del centrodestra.
Non è andata così a Napoli, invece, dove Vendola per una serie di ragioni legate ai rapporti politici interni al suo partito ed esterni (il Pd) ha dovuto mollare quello che lui stesso aveva contribuito a lanciare, ossia Luigi De Magistris, per ripiegare sull’ex prefetto Mario Morcone. Che però ha perso e adesso Vendola si ritrova a dover sostenere un candidato che lui voleva ma il suo partito no (un referendum tra gli iscritti aveva scelto Morcone). Certo, se anche lì ci fossero state le primarie di coalizione magari la storia avrebbe preso un’altra strada, ma non è andata così e adesso si tratta di fare quadrato attorno all’ex Pm, sperando che anche il Pd faccia lo stesso. Vendola comunque è più che ottimista: «Sono pronto a scommettere che Pisapia e De Magistris saranno i sindaci di Milano e Napoli».
Tra quindici giorni sapremo se avrà vinto la sua ultima ardita scommessa, intanto però ha sicuramente vinto quella che fece quando cominciò la sua avventura politica da leader di Sel: costringere il suo alleato-rivale, ossia il Pd, a scendere sul terreno a lui più congeniale. Quello appunto delle primarie e di un’alleanza fatta perché «il nostro popolo la vuole». E si tratta di una vittoria che arriva al momento giusto, visto che da qualche mese la stella di Vendola si era impallidita nella vana attesa di elezioni anticipate che non arrivavano mai.
Dopo questi risultati, però, non solo le elezioni si riaffacciano all’orizzonte, magari l’anno prossimo, ma soprattutto sarà più difficile per i dirigenti del Partito democratico continuare a tergiversare sulle alleanze e sulle primarie per il futuro candidato premier del centrosinistra. Ed è proprio qui che Vendola giocherà la sua partita principale, scommettendo su se stesso per la corsa a Palazzo Chigi.
di Riccardo Barenghi - da "La Stampa" 17/05/2011
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