Carissimo Presidente Ricci, carissimi amici, innanzitutto grazie dell’invito al 15° Congresso Nazionale dell’Anpi, al quale purtroppo non mi è possibile partecipare.
Nondimeno desidero esprimere a Lei e per il Suo cortese tramite ai membri dell’Associazione il mio vivo apprezzamento per il costante lavoro dell’Anpi, il cui fulcro è il valore della nostra Carta Costituzionale.
Celebriamo quest’anno i 150 anni dell’Unità d’Italia. L’Unità non fu un traguardo facile. Cinquant’anni dopo fu lo stesso Giuseppe Prezzolini su “La Voce” a descrivere un’Italia ancora priva di una coscienza nazionale “senza ideali, piegata all’interesse dei più avidi e prepotenti”. Un‘Italia siffatta non poteva che spianare la strada alla deriva nazionalistica e alla follia del nazifascismo.
Fu la lotta antifascista, la Resistenza e la straordinaria ricerca dell’intesa in sede di Assemblea Costituente a condurci al recupero di valori e di ideali. L’idea di nazione, l’amor di patria riacquistarono, così, il loro fondamento di verità e il loro senso condiviso.
Fu la Costituzione, quindi, la comune patria istituzionale, la stella polare che dal dopoguerra ad oggi ha consentito di affrontare fasi anche acute e violente della vita politica del Paese, senza che venisse compromesso l’ordinamento democratico e i diritti fondamentali di ciascun individuo.
Per questo, penso che la più autentica forma di patriottismo oggi, sia quella a difesa della nostra Costituzione. La patria, il tricolore possono persino diventare dei feticci ottocenteschi se non sono accompagnati da quella stessa consapevolezza dei Padri Costituenti: vivere in una democrazia basata sulla cittadinanza sociale, sul lavoro e sull’abbattimento di tutte le barriere che inibiscono eguali diritti a tutti i cittadini.
Buon lavoro a tutti voi.
Nichi Vendola
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