giovedì 25 novembre 2010

La medaglia Planck a Parisi, membro del Comitato Scientifico di SEL

La medaglia Planck a Parisi, lo scienziato che scrive favole
Assegnato al docente della Sapienza il più importante riconoscimento per la fisica dopo il Nobel. I suoi studi spaziano dai “sistemi complessi”, alla biologia (studiando le reti neurali) e alla matematica (sistemi di calcolo sempre più potenti).
Ha appena vinto la medaglia “Max Planck”, il più importante riconoscimento per la fisica dopo il Nobel. Ma gli studenti che frequentano il suo studio lo chiamano semplicemente “Giorgio”. Giorgio Parisi, fisico teorico di 62 anni e professore alla Sapienza, studia i “sistemi complessi” sia all’interno delle particelle che compongono gli atomi, sia – alzando gli occhi al cielo – in quella meraviglia di forme in movimento che sono gli stormi di uccelli in volo sopra ai tetti di Roma. Scrive articoli scientifici talmente tecnici da restare riservati agli addetti ai lavori, ma anche favole per bambini. Dalla fisica allarga il suo sguardo alla biologia (studiando le reti neurali) e alla matematica (sistemi di calcolo sempre più potenti). Prima di lui, a vincere la medaglia Max Planck, erano stati gli italiani Enrico Fermi nel 1954 e Bruno Zumino nel 1989. Fra i prescelti della Società tedesca di fisica nel 1929 c’è stato anche Albert Einstein.
Il riconoscimento per il fisico romano – diventato professore universitario a 33 anni – arriva dopo la delusione per il mancato Nobel del suo grande maestro, Nicola Cabibbo. Scomparso quest’estate, Cabibbo era stato il professore con cui Parisi si laureò nel 1970 e con il quale continuò a lavorare su problemi di fisica teorica come la struttura interna dei neutrini, la natura del bosone di Higgs o del plasma di quark e gluoni: tutti aspetti della materia al livello dell’infinitamente piccolo, ben al di sotto di quei protoni, neutroni ed elettroni che un tempo erano considerati la componente indivisibile della materia.
E proprio i segreti di un mondo che è infinitamente piccolo, ma sempre in movimento e pronto a eludere l’intelletto dei ricercatori, dopo essere stati messi nero su bianco dai fisici teorici, sono ora in corso di sperimentazione nel grande acceleratore di particelle Lhc del Cern di Ginevra, che fa scontrare protoni o altre particelle andando poi a studiare i frammenti che si formano dalle collisioni.
Per il fisico romano Cabibbo – come Parisi e altri colleghi hanno ricordato il 12 novembre in un simposio alla Sapienza a lui dedicato – era stato proposto il Nobel ben due volte per la sua teoria dei quark, la prima alla fine degli anni ‘60 e la seconda nel 2008, quando furono premiati i due giapponesi co-scopritori della matrice Cabibbo-Kobayashi-Maskawa. Il fisico Martinus Veltman – premiato a Stoccolma – fu il sostenitore della sua candidatura, e a Roma ha dichiarato: “Non so perché non abbiano mai dato il Nobel a Cabibbo, è stato un errore alla fine degli anni ‘60 come lo è stato nel 2008, ma è anche vero che il lavoro fatto da Cabibbo vale molto più di un Nobel”.
Parisi di Cabibbo ha proseguito anche il lavoro sui grandi calcolatori e si è dedicato allo studio delle reti neurali. Membro dell’Accademia dei Lincei e della National Academy of Sciences americana, prima della medaglia che porta il nome del grande scienziato Max Planck aveva vinto quelle Boltzmann nel 1992 e quella dedicata a Paul Dirac nel 1999.
Elena Dusi - Fonte: Repubblica

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