domenica 12 settembre 2010
11 Settembre 1940-1973-2001
L'11 settembre è il triste anniversario dei quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di Al-Qaeda contro obiettivi civili e militari negli Stati Uniti d'America.
A causa di quegli attentati, avvenuti nel 2001, vi furono 2974 vittime e 24 dispersi. La maggior parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità. L'11 settembre è inoltre l'anniversario dimenticato di un evento che si verificò settant'anni fa in Italia e del quale sentiamo ancora le conseguenze: in quella data, nell'anno 1940, infatti, l'§italia adottò le disposizioni naziste di internare i Rom e Sinti. L'ordine fu diramato e messo in atto da tutte le prefetture, che coordinarono la ricerca degli insediamenti, gli arresti, i sequestri e le deportazioni.
La motivazione? "L'innata indole criminale dei Rom e la possibilità di loro attività contro la nazione italiana". Contemporaneamente - e anche questo fenomeno si ripete oggi - le autorità italiane iniziarono a perseguitare chiunque aiutasse o nascondesse le famiglie Rom per sottrarle alle operazioni di purga etnica.
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C’è un altro tragico 11 settembre nella storia dell’umanità.
Nella stessa data dell’attacco alle torri gemelle del World Trade Center, 32 anni prima, l’11 settembre 1973, in seguito al golpe armato per mano del generale Augusto Pinochet, cadeva il primo governo democratico d’unità popolare del Cile e con esso il suo presidente Salvador Allende. Un’icona di lotta e libertà.
In quell’anno, quel giorno, 11 settembre 1973, s’instaurava in Cile una violenta e sanguinaria dittatura durata fino al 1988.
Eppure la propaganda fascista di quegli anni raccontava al popolo che il governo democratico del presidente socialista e marxista Salvador Allende, era un pericolo per il Cile. Pinochet, al servizio degli USA e della CIA, sosteneva la pericolosità del comunista e massone Allende in quanto dietro l’inganno dell’unità popolare preparava la dittatura del proletariato. A Pinochet e ai suoi compari non bastarono le parole di Allende quando in una intervista, alla domanda “Pensa che sia possibile evitare la dittatura del proletariato”? egli rispondeva: “Io credo di si: è per questo che noi lavoriamo”.
Ma il vero pericolo rappresentato da Allende era la fine del potere assoluto dei padroni, dei latifondisti, dello sfruttamento delle lobby delle multinazionali che controllavano l’economia cilena a partire anche dalle miniere di rame, essendo il Cile il primo produttore di rame al mondo.
E infatti Allende con il suo governo di unità popolare lavorava essenzialmente a una profonda riforma agraria che restituisse innanzitutto dignità al lavoratore della terra a cominciare dalla sua elevazione morale e intellettuale.
Alla presenza del popolo cileno e nelle più disparate occasioni internazionali, aveva fatto propria la battaglia di Tùpac Amaru (uno degli ultimi sovrani inca di poco precedente all’occupazione spagnola) citando la usa dichiarazione: “Il padrone non mangerà più della tua fame”. Il chiaro intento di Allende era quello di far si che i contadini e tutti i cileni potessero godere del diritto di mangiare i frutti del loro lavoro, senza dover ricorrere al debito pubblico e alla sudditanza verso gli stati esteri, USA in testa.
A battaglie come queste – battaglie di giustizia e libertà – aveva dedicato tutta la sua vita, sin dai tempi dell’università (durante la dittatura), quando a causa della sua indole libertaria e radicale, già convinto socialista e marxista, conobbe l’espulsione, il carcere e la “relegazione” ai confini più estremi del Cile.
Finanche nella sua esperienza di massone, mentre era presidente della repubblica del Cile, in un consesso massonico internazionale – la Gran Loggia della Colombia a Bogotà, il 28 agosto 1971, due anni prima della sua morte – la sua indole di uomo libero e combattente – come lo era per la difesa e l’affermazione dei diritti umani – da vero socialista e massone, non risparmiò la sua voce per sostenere il suo popolo, la sua emancipazione e libertà. Ecco alcuni passi del suo discorso alla Gran Loggia della Colombia.
“Mi interessava aprire un solco, seminare un seme, innaffiarlo con l’esempio di una vita di sforzi, perché un giorno questo seme desse il suo frutto; non per me, ma per il mio popolo, quello della mia Patria, che merita un’esistenza diversa. Anche se il Cile, come ho detto poc’anzi, è un Paese che ha raggiunto livelli di sviluppo politico superiori ad altri paesi di questo continente; anche se è un Paese dove la democrazia borghese ha permesso lo sviluppo di tutte le idee, questo si deve alla lotta delle masse popolari per il rispetto dei diritti dell’uomo e alle conquiste ottenute dal popolo in eroiche battaglie per la dignità e per il pane. E sebbene il Cile sia potuto diventare un Paese politicamente indipendente, dal punto di vista economico non lo è. E noi crediamo che sia necessario arrivare all’indipendenza economica, perché il nostro Paese diventi autenticamente libero sul piano politico. E pensiamo che sia fondamentale raggiungere questo obiettivo come Popolo, Nazione o Paese. Così com’è fondamentale che l’uomo della mia terra perda il timore nei confronti della vita, rompa con la sottomissione, abbia diritto al lavoro, all’educazione, alla casa, alla salute e al divertimento. Pensiamo che l’uomo del Cile debba vivere il contenuto delle parole così significative, come quelle che costituiscono il trinomio fondamentale della Massoneria: FRATELLANZA, UGUAGLIANZA e LIBERTÀ. Abbiamo sostenuto che non può esistere l’uguaglianza quando pochi hanno tutto e molti non hanno niente. Pensiamo che non può esistere la fratellanza quando lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è la caratteristica di un regime o di un sistema. Perché la libertà astratta deve cedere il passo alla libertà concreta. Per tutto ciò abbiamo lottato”. qui
Oggi, 11 settembre 2010, inseme alle vittime e al crollo delle torri del World Trade Center, ricorderemo il crollo di due grandi colonne della storia dell’umanità: la libertà e uno dei suoi più grandi interpreti, Salvador Allende.
Della sua morte resta la sola testimonianza del suo medico personale che racconta della scelta del suicidio piuttosto che arrendersi nelle mani di Pinochet.
Quelle che seguono furono le sue ultime parole pronunciate alla radio poco prima della sua morte.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento.
Giuseppe Vinci - dal sito di SEL nazionale
il discorso di Allende alla radio
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