giovedì 13 maggio 2010

La fine della Chimica


La multinazionale della chimica Lyondell Basell che è insediata in Italia con propri stabilimenti a Brindisi oltre che a Terni e a Ferrara, ha deciso di procedere alla chiusura dell’insediamento di Terni a partire dal primo luglio, perché intende ‘ristrutturare’ la produzione nei propri siti italiani. Le conseguenze rischiano di essere devastanti non solo per Terni, ma per il sistema della chimica in Italia. Stiamo assistendo ad un racconto di disinteresse e di rinuncia da parte del Governo all’industria della chimica fine, che è stata fino ad oggi un must della produzione industriale italiana. Mentre è ancora sotto i nostri occhi la sofferenza degli operai sardi della Vinyls di Porto Torres, che hanno occupato l’ex carcere di massima sicurezza dell’Asinara perché i riflettori fossero puntati sulla crisi del comparto chimico, un nuovo capitolo di disperazione si affaccia all’orizzonte. Di fronte al quale il Governo si pone come spettatore assente e indifferente, lasciando il settore a se stesso. In questo quadro, nel quale addirittura l’industria chimica italiana fa un passo indietro, non c’è da stupirsi se anche le multinazionali ripensano agli investimenti. È lo stesso Governo che non ha ancora una politica industriale, che in materia di energie rinnovabili non riesce da oltre sette anni a definire le linee guida, che oggi declina ogni responsabilità anche nei confronti dell’industria chimica. Sembra che l’Italia abbia smarrito del tutto un’idea di sè, del proprio sistema produttivo, del futuro della sua economia. La Regione Puglia sostiene che proprio questo comparto, quello della chimica fine e ecosostenibile, sia un pezzo da valorizzare e non da smantellare. Il paradigma della dismissione con il contentino della cassa integrazione per famiglie costrette a vivere con ottocento euro al mese va combattuto.
Nichi Vendola

Venerdi 14 Vendola incontrerà i lavoratori della Basell

Vendola a "Victor Victoria" - il video della puntata
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