domenica 4 aprile 2010

"I Partiti sono in piena crisi da decenni. Noi lo diciamo da anni"


I Partiti sono in piena crisi da decenni. Noi lo diciamo da anni

Ad alcuni non sono piaciuti i termini usati da Vendola ieri nella intervista a Repubblica e in effetti in colloqui brevi e forse telefonici spesso le opinioni vengono un po’ tirate ai limiti e possono generare equivoci.

Ma vorrei stare alla sostanza e rivolgermi a quelle compagne e a quei compagni che si sono stupiti e rivolgere loro alcune domande schiette. Scopriamo forse oggi che i partiti e le loro forme e pratiche sono in crisi? E’ vero oppure no che c’è una caduta verticale di fiducia verso i partiti? Oppure che se oltre il 30% degli elettori si astiene e non ha fiducia nei partiti esistenti è un segno preoccupante per la democrazia? E non abbiamo forse detto tante volte che ci sono molte più donne e uomini di sinistra fuori dai partiti piuttosto che dentro?

Di questo penso stesse parlando Vendola nella sua intervista e in molti altri suoi discorsi e non da oggi. Non mi pare che egli proponga populismo ma partecipazione, o che voglia sostituire alle decisioni democratiche quelle solitarie di un uomo solo al comando, non mi pare che proponga un generico movimentismo ma la ricerca di nuove strade per radicarsi nei territori e riavvicinare le persone alla politica.

Mi pare che proponga forme innovative ed originali ( con un po’ di coraggio a sperimentarle) per ridare senso alla politica e anche alle sue forme organizzate e democratiche.

Del resto noi non abbiamo mai parlato di costruire un partito tradizionale e che ripetesse nelle sue forme interne, negli strumenti e nelle pratiche i partiti del secolo scorso e neppure quelli (ma la Pdl secondo voi è un partito? E il Pd è un partito?) che si sono recentemente formati sul predellino e da fusioni decise a tavolino e senza passione. Io mi chiedo come mai nelle cose che scrivo mi venga più naturale, da anni, usare sempre il termine formazione politica invece che partito e una ragione ci sarà. E credo sia che il logoramento delle forme partito è reale e che se non sapremo inventare forme nuove e pratiche diverse nessuna nuova formazione politica potrà mai nascere.

Sel per ora è un movimento politico, se vogliamo dire la verità, esistono aderenti e circoli e abbiamo appena cominciato una discussione che dovrebbe portarci a dar vita ad una nuova formazione politica in autunno quando faremo il nostro Congresso.

Io non so dire quanto vi sia in alcuni una nostalgia di ciò che era ed è stato il più grande partito della sinistra italiana ma sento che con la nostalgia e senza guardare la realtà non potremo andare lontano. Senza sperimentare forme nuove (Vendola parla dell’esperienza delle fabbriche fatta in Puglia, altri possono avanzare altre proposte, il campo è aperto) non possiamo pensare di andare avanti con la cassetta degli attrezzi che abbiamo usato finora. Altri attrezzi vanno aggiunti, altre pratiche politiche vanno scoperte, altri strumenti vanno usati.

L’unica cosa che deve rimanere ferma e che non può essere spazzata via è la democrazia interna le sedi decisionali collegiali, un chiaro e condiviso principio di rappresentanza, e anche e non da ultimo un sentire comune che faccia di noi una comunità politica, un soggetto politico e non un insieme informe di persone che fanno ognuna un gioco diverso.

Lo dico perché in queste elezioni regionali abbiamo compiuto scelte che a mio parere sono state assai discutibili in varie regioni, scelte sulle quali credo che si debba discutere e dare un giudizio politico.

E veniamo al nocciolo di ciò che questo voto ci dice. Questo voto ci dice che il Pd, l’Idv, Sel, Rifondazione, i Verdi non riescono a proporsi come alternativa politica e programmatica al berlusconismo ne insieme ne presi uno ad uno. E non sarà, come pensano alcuni nel Pd, l’aggiunta dell’Udc a cambiare questo dato. Ragionando solo in termini tattici e matematici i conti continueranno a non tornare mai. E non tornerà in primo piano la politica come passione, capacità di cambiare la realtà, contenuti e non formule. Detta in termini poverissimi ma comprensibili il centro destra ha una idea dell’Italia e la trasmette, ha una idea dello sviluppo e la trasmette, ha una idea della sicurezza e la trasmette, ha una idea della politica estera, della giustizia, della laicità,della famiglia, persino della vita e le trasmette. Sono idee che non condividiamo alla radice ma non condividere quelle idee non è abbastanza, demonizzarle urlando forte non è abbastanza, aspettare che quelle idee falliscano da sole neppure.

A quelle idee bisogna contrapporre altre idee, altri progetti di sviluppo, altre riforme, altri principi, e fare in modo che nell’insieme siano un progetto chiaro del paese che vogliamo e un progetto che riusciamo a trasmettere, a far vivere tra le persone, tornando dove non siamo più da moltissimi anni, e cioè vicini e dentro la realtà quotidiana di milioni di donne e di uomini.

Noi possiamo contribuire a costruire una alternativa alle destre partendo da quel che abbiamo realizzato nell’esperienza della Puglia e anche in alcune altre realtà, esperienze di una sinistra che non si vergogna di essere tale e che non rincorre la destra finendo per assomigliarle. Di una sinistra autonoma, radicale nei contenuti ma che intende mettere alla prova le sue idee e i suoi progetti misurandosi anche con la sfida del governo della realtà e non solo testimoniando o protestando.

Dunque sarebbe tempo di tornare alla iniziativa politica, alla costruzione di esperienze territoriali significative individuando le molte vertenze possibili e che possono ristabilire radicamento sociale e vicinanza alle persone, sarebbe tempo di ricominciare a produrre e a mettere a confronto idee, per fare in modo che il nostro congresso sia qualcosa che innova la politica tutta e che non serve solo a noi.

E da ultimo noi sappiamo che abbiamo in Vendola una risorsa per tutto il centro sinistra e per costruire una alternativa alle destre ma ho trovato molto bella la sua risposta a chi gli chiedeva se sarebbe stato lui il leader futuro… “ mi interessa il destino della sinistra e costruire una alternativa non il mio destino personale”.

Di leader se ne candideranno tanti ogni settimana, i giornali ne incoroneranno uno al giorno salvo demolirlo l’indomani. E tutto questo chiacchiericcio, questo lavorio inutile farà ancora una volta il gioco di Berlusconi. Non facciamoci distrarre da questa cattiva politica e cerchiamo di tenere i piedi ben piantati a terra, nella realtà dei problemi di questo nostro malandato paese.

A partire nei prossimi giorni dai temi del lavoro, della precarietà e dei diritti. Ieri è stato bocciato dal Presidente della repubblica il provvedimento del Governo che mette mano all’art 18 , ma davanti ai luoghi di lavoro noi non ci siamo ancora, a chiedere che quel provvedimento venga ritirato e che il ruolo sociale e la dignità di chi lavora venga rispettata.

Fulvia Bandoli

Nessun commento: