sabato 12 dicembre 2009

12 Dicembre 1969


A quarant’anni dalla strage non abbiamo ancora restituito verità e giustizia alle vittime di Piazza Fontana. A quarant’anni dalla strage non si sono svelate le trame che hanno generato le altre “stragi di Stato”. A quarant’anni dala strage si discute di altre stragi, di altri mandanti e di trattative tra poteri dello Stato e organizzazioni terroristico-mafiose.
Dopo quarant’anni noi non ci siamo ancora rassegnati a vivere in un paese che occulta la propria storia e per questo chiederemo sempre verità e giustizia. Verità giudiziarie e politiche, giustizia per le vittime e per la storia del nostro paese.
Sono stati fatti molti tentativi, in questi anni, di cancellare le prove e di seppellire la memoria. Si è parlato di una necessaria “memoria condivisa”. Non siamo d’accordo, mai lo saremo, a chiamare memoria condivisa quella che è la rimozione della verità storica delle stragi fasciste e golpiste. La memoria è contesa, ma non tra ideologie contrapposte. Lo è tra chi cerca la verità, a qualunque costo, e chi la vuole nascondere per leggere il passato ed il presente del nostro paese a proprio vantaggio.
Quarant’anni fa la strage fu voluta per interrompere lo straordinario processo di cambiamento sociale e politico che stava attraversando l’intera società. La strategia stragista fallì il suo intento dichiaratamente golpista e destabilizzatore, ma purtroppo contribuì a far ripiegare le forze più dinamiche della società su posizioni che potessero difendere le conquiste repubblicane.
Provare a scrivere la verità su quella strage oggi è, quindi, una azione ancora urgente e attuale. Lo è a maggior agione in questo momento in cui la più alta carica di governo, il Presidente del Consiglio Berlusconi, ha lanciato una campagna di accuse gravissime e destabilizzanti verso i più alti organi di garanzia dello Stato, dalla Corte Costituzionale fino al Presidente della Repubblica. Campagna volta a garantire la propria impunità e che minaccia, al fondo, la stessa stabilità democratica.
Con questa destra non si può venire a patti. Non lo si può fare oggi sul terreno delle riforme e non lo si può né deve fare per ricostruire la memoria del nostro paese.
La battaglia per la democrazia, per l’antifascismo e per la libertà è ancora la via maestra per ridare speranza alle donne e agli uomini che non si rassegnano né all’oblio né alle ingiustizie.

Gennaro Migliore

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