venerdì 7 agosto 2009

Chi ha più filo...


saggio di Fulvia Bandoli per "Critica Marxista"

Dopo queste elezioni ci muoviamo ancora nel perimetro di una sconfitta che ci rimanda intatto il problema di come costruire in Italia un nuovo , unitario e plurale soggetto politico della sinistra. Alcuni dicono che bisognava presentarsi uniti perchè due liste a sinistra del Pd non avevano speranza di farcela. Può darsi, ma due elementi non vanno dimenticati: il primo attiene al fatto che già avevamo sperimentato con la Sinistra Arcobaleno il cartello di tutti e l’esito fu disastroso perché i voti non si sommano quasi mai; il secondo riguarda la sostanziale differenza tra i due progetti che sono stati messi in campo da Sinistra e Libertà da un lato e da Rifondazione Comunista dall’altro. Il primo parla di un nuovo soggetto politico della Sinistra, autonomo e competitivo rispetto al Pd, nel quale vivano tutte le culture politiche storiche della sinistra assieme a coloro che sono diventati di sinistra in altri modi e con altri percorsi, il secondo ripropone la ricostruzione in Italia di una forza solo comunista e dai tratti fortemente identitari. Si possono mettere da parte queste obiezioni e ridurre tutto al fatto che insieme, forse, avremmo eletto due o tre deputati in Europa, ma dal giorno dopo le strade si sarebbero divise e il tema che evocavo all’inizio si sarebbe ripresentato identico. Vorrei chiarire che non concordavo in passato e non concordo adesso con coloro che ripropongono il tema delle due sinistre. Ritengo che al momento non vi sia alcuna Sinistra credibile bensì ipotesi diverse per tentare di costruirla. E metto tra queste anche la fumosa e stupefacente “cosa bertinottiana” che affida il destino della Sinistra solo a ciò che potrà accadere nel Pd togliendo alle donne e agli uomini di sinistra fuori da quel partito, se sapranno esprimerla, qualsiasi soggettività politica. I prossimi due anni ci diranno quale di questi progetti avrà più filo per tessere la tela di una Sinistra popolare e credibile. Ma dobbiamo partire subito. Non serve ora alcuna polemica con Rifondazione Comunista, e sarebbe ancora più nocivo un appiattimento sul Pd proprio adesso che abbiamo toccato con mano il fallimento del bipartitismo e l’esistenza ,a sinistra di quel partito, di uno spazio vuoto che solo una Sinistra autonoma può coprire. Ritengo altresì che alcune battaglie di opposizione al Governo vadano fatte insieme da tutte le opposizioni, e che il confronto con gli elettori di sinistra che hanno dato il loro voto a quella come ad altre liste di opposizione non vada mai interrotto in nessuna realtà territoriale. Perché sono queste le persone che dobbiamo cercare di raggiungere con le nostre proposte.

Trarre fuori realtà dalla rappresentazione

Le due domande prevalenti che mi sono state rivolte in campagna elettorale erano domande di realtà da un lato e di democrazia e partecipazione dall’altro. Cominciamo dalla domanda di realtà…..che non significa rinunciare ad avere una idea del mondo, dello sviluppo possibile che non è illimitato, della giustizia sociale, quanto piuttosto materializzare quelle idee in proposte concrete capaci di risolvere i problemi che si parano davanti alle persone nella vita di ogni giorno, quei soggetti sociali, avremmo detto un tempo, non scomparsi ma assai meno definiti e più contradditori, impossibili da incasellare. Attraverso cosa passa il potere reale di un gruppo dominante, di un sistema economico? E quali sono gli strumenti generalmente più utilizzati? Sempre più spesso passa attraverso la rappresentazione della realtà che viene imposta, manipolata a seconda del risultato che si vuole ottenere. Ad esempio.. c’è la crisi ma si rappresenta la realtà come se non ci fosse, abbiamo bisogno di immigrati come operai nelle fabbriche del nord,nei campi del sud e in un milione di case per badare ai nostri anziani ma diciamo che non vogliamo immigrati e lasciamo quelli che lavorano senza alcun diritto, viviamo in tante e tanti in coppie di fatto ma non le riconosciamo legalmente, i treni per milioni di pendolari sono pochi e lenti, sporchi e senza manutenzione ( e gli incidenti sono sempre più frequenti) ma si festeggia l’alta velocità, trasmissioni di nicchia decantano l’economia verde e la riconversione ecologica dello sviluppo ( e per fortuna oggi anche gli Stati Uniti di Obama) ma in Italia torniamo al nucleare . Come ha scritto Simone Weil “ la paura e la speranza , generate dalle minacce e dalle promesse sono il mezzo più grossolano , da sempre adoperato da chi vuole perpetuare il suo potere” . La paura perché ottunde e paralizza, la speranza perché dopo la paura il bisogno più immediato è quello della rassicurazione. Dal che possiamo dedurre già una prima importantissima cosa: la buona politica è quella che cerca di non spaventare nessuno. E’ assai indicativo che il libro di Giulio Tremonti ( una sorta di manifesto del centro destra) , tanto venduto nell’ultimo anno, si intitolasse proprio “La paura e la speranza”. Credo che Tremonti non intendesse citare Simone Weil ( che penso non sia tra le sue letture abituali) quanto piuttosto usare a piene mani quelle due formidabili leve. E l’operazione è sicuramente riuscita. La destra ha costruito incubi e sogni e per mesi l’opinione pubblica ha sognato quei sogni e ha avuto quegli incubi. La destra ha lavorato testardamente per mesi sulla paura nelle sue molteplici forme: degli immigrati, della Cina che ci inghiottirà, dei poveri che vengono a mangiare nel nostro piatto, dei diversi, sulla paura per l’invasione del cortile di casa nostra, per lo stravolgimento della nostra cultura originaria, del nostro Dio, paura di essere aggrediti e violentati- non dall’uomo più vicino ma dal più straniero- paura di non avere alcun futuro, di perdere il lavoro, paura persino di essere europei. E su quelle paure ha costruito in buona parte le sue vittoria elettorali e una deriva securitaria ai limiti della xenofobia, schedando etnie, alzando muri per difenderci ma anche per nascondere la realtà povera di un terzo del mondo, le molte guerre, le tante armi, i cambiamenti climatici , risultati inquietanti di un liberismo disumano e fallimentare. Alcuni mesi più tardi si affaccia un’altra realtà: a prendersi il futuro di miliardi di donne e uomini, il lavoro,i risparmi, i diritti, la casa, le risorse naturali sono la grande finanza speculativa, le banche, gli intermediari e le multinazionali di un mercato drogato e senza regole e le spese militari per guerre preventive quanto inutili. Eppure in questo paese chi ha mai temuto le banche o la finanza speculativa, e un mercato senza alcuna regola? La paura è stata indirizzata dove si voleva che andasse. E la sinistra non è riuscita a trarre fuori, per ora, la realtà dalla rappresentazione che la destra ne da, mentre il Pd e anche altre forze come l’ Italia dei Valori spesso cavalcano gli stessi cavalli. Il potere più grande è quello che riesce a piegare la realtà fino a travisarla del tutto. Operazione che riesce ancora più facile quando si controlla quasi tutta l’informazione e se nessuno oppone idee diverse, passione nel difenderle, ricerca di confronto su dati concreti. In questo contesto aver messo da parte il conflitto di interessi ogni volta che il centrosinistra è andato al governo è stato un errore capitale. Perché il conflitto di interessi è un dato reale che da solo snatura la democrazia e la Costituzione. Trarre fuori realtà dalla rappresentazione , questo ho imparato dal femminismo e questo mi è stato detto mille volte dalle persone che ho incontrato in campagna elettorale. La Sinistra, che dovrebbe avere a cuore la trasformazione della realtà e il miglioramento dello stato di cose presenti, non usa la paura e non inventa , facendo leva su quella, false speranze. Ci viene chiesto che una nuova Sinistra sui piccoli e grandi dati della realtà costruisca pensiero, cultura,politica, iniziativa e radicamento sociale, consenso e alleanze. Egemonia e non un suo sistema di potere,direzione al posto del dominio.

Il coraggio della democrazia e della partecipazione

La seconda domanda che ci viene rivolta riguarda la democrazia e la partecipazione. Tema antico, che incrocia la crisi dei partiti iniziata decenni or sono, le forme della partecipazione, le sedi decisionali, le pratiche politiche quotidiane. Le richieste che ci vengono rivolte sono spesso contraddittorie e segnalano un forte disorientamento e una lunga diseducazione alla democrazia. Ci viene chiesto un partito nuovo subito ma al contempo tutti e tutte vogliono partecipare alle decisioni perché non hanno fiducia in quelli che dovrebbero essere i dirigenti. A volte si lamenta la mancanza di un leader, ma subito dopo si critica il leaderismo nella politica. Si reclama un ruolo costituente per “ il territorio” e nello stesso tempo si aspettano le decisioni che verranno prese a Roma. E sul fronte delle risposte non è che le cose vadano meglio: le decisioni vengono assunte in sedi ristrettissime e senza alcun confronto politico trasparente, frutto di accordi o disaccordi incomprensibili ai più e quasi sempre guidati da piccole logiche di sopravvivenza di un ceto politico. Sappiamo che bisogna aprire porte e finestre , lo abbiamo visto con la formazione di liste che avevano un tratto di apertura altissimo e che per questo sono state apprezzate, ma il giorno dopo il voto non sappiamo dare ai candidati un ruolo di direzione politica. Non riusciamo a prenderci la responsabilità di formulare regole che garantiscano la partecipazione e c’è una esagerata avversione verso la proposta che va sotto il titolo “una testa un voto” perché implica la messa in discussione di tutti i piccoli orticelli e del ruolo di ognuno e ognuna di noi. E così continuiamo ad oscillare tra due limiti estremi : o decidono i cinque “segretari” delle cosiddette “forze politiche” che hanno “promosso” Sinistra e Libertà oppure decidono gli elettori. Tutti, nessuno escluso. Ma dal momento che i segretari si possono riunire mentre un milione di elettori non possono farlo….continuano a decidere soltanto i segretari. E questo deprime le aspettative, fiacca le speranze di tanti a dare il loro contributo e fornisce una immagine vecchia di noi, che più vecchia non potrebbe essere. Uscire da questa falsa alternativa è vitale se vogliamo andare avanti. Serve che alcune e alcuni si prendano la responsabilità di proporre un percorso e di sottoporlo ad una verifica larga, partecipata e democratica, che potrà confermarlo, cambiarlo, ribaltarlo. Ho imparato che parlare di democrazia non serve a molto, quando ci si rende conto di vivere in movimenti politici che non la praticano bisogna saper scartare di lato, rompere gli schemi rigidi e burocratici, innovare le pratiche politiche, accettare con generosità di mettersi tutti e tutte in discussione ad ogni livello. L’esperienza mi ha insegnato che non si aprono processi di alcun genere se non c’è una direzione politica, ma il ruolo dei dirigenti oggi deve essere del tutto diverso, un ruolo prevalentemente “di servizio”. La credibilità dei dirigenti della sinistra è assai bassa e anche coloro che ne hanno di più devono cercare legittimazione in sedi democratiche riconosciute.

Una sconfitta “sostenibile” e la richiesta di continuare il percorso

Stavolta abbiamo piccoli segnali positivi rispetto al dopo elezioni politiche di un anno fa: non c’è, per ora, alcuna demotivazione negli elettori che hanno votato Sinistra e Libertà perché la difficoltà di giungere al quorum era nei conti fin dal principio, le forze nuove che hanno partecipato alla campagna elettorale sono restate ai loro posti ( dai candidati che hanno avuto una parte importante nel raccogliere voti e che ora sono disponibili a svolgere un ruolo , ai comitati e alle associazioni per la sinistra nate in tante città) , in molte città già si fanno assemblee per costituire i comitati promotori e continuare l’iniziativa politica sui temi del territorio. Anche il fatto che i promotori nazionali della lista Sinistra e Libertà ( impropriamente chiamati “partiti o forze politiche” e che non sono le sole depositarie del piccolo patrimonio di voti) abbiano confermato il loro impegno a proseguire su quella strada e non si siano disgregati il giorno dopo ha una sua importanza. Dunque siamo nel perimetro di una sconfitta ma mi pare di poter dire che si tratta di una sconfitta sostenibile, che contiene in se la richiesta evidente a proseguire nell’esperienza intrapresa. La difficoltà sta nel “come” proseguire sul progetto originario di Sinistra e Libertà, senza ripiombare nell’infinita sequenza di incontri al vertice ( e dunque il percorso democratico di cui parlavo prima è vitale) e nelle sterili discussioni sulle alleanze possibili. Prima di allearsi con chicchessia bisogna esistere, aumentare il consenso, organizzarsi nelle città, segnare la politica italiana con alcune proposte programmatiche forti che spieghino sempre meglio cosa è e cosa propone questa nuova Sinistra che vogliamo costruire. Non possiamo permetterci un altro anno come quello che abbiamo alle spalle, vuoto di politica e pieno di riunioni e piccoli convegni nei quali cambiavano i convocatori ma i convocati erano quasi sempre gli stessi . E anche l’ordine del giorno restava in qualche modo e ossessivamente sempre quello…” quale sinistra, quale percorso?”. L’anno che abbiamo davanti non sarà un anno perso se lo useremo per introdurre democrazia e pratiche convincenti e per mettere in moto iniziativa politica sui temi concreti. Queste mi paiono le due sfide da vincere, i due limiti più evidenti che abbiamo. Le parole hanno un senso e le forme della politica pure, i partiti politici come li abbiamo conosciuti nel secolo scorso , nel bene e nel male, sono irrimediabilmente scomparsi , al loro posto sono subentrate aggregazioni spesso informi , intere coalizioni si sono trasformate in “partiti unici” guidati da un solo leader ma formati da decine di correnti e sottocorrenti. Non basta chiedere a gran voce un partito nuovo subito: perché non può nascere nel chiuso di una stanza o per trovare “una casa” a coloro che si sentono smarriti. Un soggetto politico nasce quando la sua utilità sociale prende piede e le culture politiche che lo animano prendono forza e diventano principi condivisi e programmi, e per fare questo le forme e le pratiche vanno ripensate alla radice con uno sforzo di invenzione e di apertura. Dobbiamo trovare il coraggio di nominare le ragioni del declino della sinistra , non possiamo permetterci di spostare tutto sulla ennesima ricostruzione organizzativa o di puntare su aggregazioni che si mettono in gioco solo nelle scadenze elettorali. Oggi la priorità a me pare quella di restare in piedi dopo le elezioni, di costruire pensiero e politica, presenza territoriale, di rimettersi in gioco nel confronto sociale . Da questo lavoro può nascere un nuovo soggetto politico ma non potrà essere la riedizione dei partiti che c’erano in passato e neppure prendere ad esempio i due principali partiti oggi presenti in Italia. L’impresa è inedita , per questa ragione più difficile ma anche affascinante.

Ancora sulla realtà delle “ piccole cose”

Girando per l’Italia, guardando la vita reale e ascoltando con attenzione le persone, si scoprono i temi che più riuscirebbero nell’immediato a dare il segno di ciò che siamo e nello stesso tempo a trarre fuori realtà dalla rappresentazione che ne viene data. Sembrano questioni piccole e molto specifiche ma ognuna di esse rimanda a grandi contraddizioni dello sviluppo, a paradigmi fondamentali in materia di giustizia sociale e di diritti. Premettendo che una piccola forza non può stare su tutto, deve metterci cura e costanza fino a concretizzare un risultato, e non consumare un tema nello spazio di un mattino, provo ad indicare un piccolo programma di iniziativa politica per i prossimi mesi.
In Campania i rifiuti che prima si accatastavano nelle strade adesso vengono portati tutti, così come sono, a Ferrandelle in una “discarica” irregolare presidiata dai militari, non esistono centri di compostaggio ,il termovalozzatore di Acerra appena inaugurato non funziona , non si fa raccolta differenziata e di conseguenza nessun riciclaggio. Eppure i mezzi di informazione puntualmente ci dicono che il Governo ha risolto l’emergenza rifiuti , il presidente del Consiglio non manca occasione di rivendicarlo e il silenzio di tutte le opposizioni è assordante e incomprensibile. Trarre fuori realtà in questo caso vuole dire scriverla sui giornali ( anche se pochi), fare assemblee popolari in tutta la Campania e anche in altre regioni del Sud per denunciare il bluff del governo ( la Sicilia è messa allo stesso modo ma anche in tante altre la raccolta differenziata è quasi inesistente, mentre è la chiave per far partire un ciclo integrato dei rifiuti), organizzare comitati di cittadini ( molti comitati di donne già ci sono ma non hanno alcuna sponda politica) che rivendichino subito risorse, mezzi e strutture per la raccolta differenziata e per il riciclaggio. Il governo delle destre mette la spazzatura sotto il tappeto noi lavoriamo per un ciclo serio e strutturato che nel suo farsi crei lavoro e occupazione e insieme tuteli il territorio.
Anche in Abruzzo, dopo il devastante terremoto si è consumata un'altra pagina di propaganda serrata del governo delle destre…soccorsi rapidi ( vero), generalizzati in tutte le aree colpite ( falso), risorse adeguate per la ricostruzione delle case ( non garantite), impegno per i beni culturali da recuperare e per il tessuto connettivo urbano di una città che va ricostruita dov’era e non da un'altra parte ( inesistente), piano per la messa in sicurezza delle scuole e degli ospedali che si trovano in tutte le aree sismiche italiane ( nessuno). Sono circa 11 milioni le persone ( bambini e malati) che ogni giorno entrano in scuole e ospedali che non hanno il certificato di agibilità statica. Una frase che rileggo sempre due volte perché ha una potenza e una drammaticità uniche. La fonte dei dati è la Protezione Civile e queste cifre sono uscite su alcuni giornali nei giorni del terremoto e poi scomparse. Per trarre di nuovo fuori la realtà dalla rappresentazione noi dovremmo proporre una petizione popolare che chieda al Governo di stornare i fondi per il Ponte sullo Stretto e i soldi stanziati per l’acquisto di nuovi aerei da guerra ( soldi certi e quantitativamente sufficienti) alla ricostruzione dell’Abruzzo e alla messa in sicurezza delle scuole e degli ospedali italiani.. Non esiste al momento e per i prossimi anni opera pubblica più urgente e prioritaria di questa.
Il terzo tema incrocia le questioni dell’immigrazione: di loro abbiamo bisogno,migliorano la vita dei nostri anziani e la nostra, vivono da anni in tante nostre case ( oltre un milione) e questo governo tiene 600.000 badanti in clandestinità e senza diritti. Sono persone che aiutano un milione di famiglie italiane che altrimenti vedrebbero andare in crisi la loro economia domestica,le loro relazioni affettive e qualche volta il lavoro di uno dei loro membri . Persone che vivono ventiquattro ore al giorno sotto il nostro tetto, si prendono cura dei corpi dei nostri padri e delle nostre madri e alle quali viene negato qualsiasi diritto di cittadinanza . Sono certa che anche in tante famiglie del nord che votano Lega ci sono le badanti , così come conosciamo il numero notevole di operai extracomunitari che lavorano in nero in centinaia di imprese piccole e medie del nord est e nelle campagne del Mezzogiorno. L'importante è nascondere la realtà, coprirla con urla ipocrite contro gli “stranieri”. Se domani tutte le badanti clandestine fossero “respinte” a casa loro nessuna struttura pubblica o privata sarebbe in grado di fare ciò che loro fanno e un milione di famiglie del centro nord andrebbero in crisi. Cosa aspettiamo a dirlo con ordini del giorno nei Consigli Comunali e Regionali? A chiedere il sostegno delle famiglie presso le quali lavorano? Ad esigere che il Governo le regolarizzi al più presto.. Un modo efficace per mettere i piedi nel territorio della Lega Nord. E per togliere un tema squisitamente di giustizia sociale alla logica puramente caritatevole nella quale lo confinano parrocchie, preti e persino cardinali.
Ma tanta realtà ancora si potrebbe trarre fuori dalle false rappresentazioni: penso alle bugie “economiche” raccontate sul nucleare e sui cambiamenti climatici dovuti all’aumento di emissioni inquinanti, alla pesante realtà delle condizioni di lavoro in cantieri e officine e al numero dei morti sul lavoro, alla vergogna dei salari italiani rispetto al resto d’Europa, al “cancro sociale” costituito dal lavoro giovanile e femminile sempre più precario. Alcuni di coloro che leggeranno questo mio scritto si chiederanno come mai ad un certo punto io abbia piegato tanto vistosamente il ragionamento sul concreto delle piccole cose ( che pure richiamano grandi paradigmi dello sviluppo e della concezione del mondo). La risposta è semplice :non trovo altro modo, da un po’ di anni a questa parte, per conservare intatta la mia passione politica. Pratico e dunque so quanto siano indispensabili il pensiero e l’elaborazione teorica e non metto le due sfere in competizione. Ma se dovessi dire una delle ragioni del declino della Sinistra in Italia comincerei dal fatto che ad un certo punto cominciammo a diventare alieni, e così iniziarono a percepirci le persone che incontravamo. Alieni, arroganti, e per nulla incuriositi o innamorati della realtà. Ora possiamo solo migliorare.

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