martedì 14 luglio 2009
Il Pd, Grillo e le primarie all'amatriciana
di San Precario
Dunque, riepiloghiamo. Fanno le primarie all'amatriciana in cui chiunque può votare, foss'anche un attivista di Forza Nuova o il cugino di Totò Riina. E fin qui sono amerikani. Poi, però, se un tizio chiede l'iscrizione al partito o intende candidarsi alla sua guida deve prima essere ammesso dal Vertice del Pd: per intenderci, gente come la Melandri (25 anni in Parlamento), la Finocchiaro (22 anni in Parlamento), come Fassino o Rutelli (che si sono iscritti direttamente al Parlamento) o come la Binetti su cui stendiamo un velo pietoso. Tutti compatti, radicali e barricaderi di fronte alla minaccia -che però, dicono, non li preoccupa- che un soggetto estraneo alla loro cricca possa introdurre elementi di criticità negli assetti blindatissimi di questa combriccola impresentabile, imbarazzante e autoreferenziale che gode del disprezzo della stragrande maggioranza degli italiani che infatti non li vota nemmeno in presenza di una controparte devastante per il Paese qual è il Pdl. A me non piace Grillo, non mi appassiona il suo populismo ma la scelta di impedire burocraticamente la sua iscrizione al partito mi sembra antidemocratica. E mi sembra, inoltre, politicamente in contraddizione con la scelta di aprire le proprie primarie anche ai non iscritti. Ci prendono per i fondelli, insomma. Anzi, provano a farlo proponendoci la farsa della primarie all'amatriciana. Del resto, c'è da capirli: si chiama istinto di sopravvivenza. L'ultimo colpo di coda di un gruppo dirigente castale che a me non fa meno schifo -in termini politici- di quell'altro cui finge di opporsi.
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