domenica 28 giugno 2009

PER IL POPOLO IRANIANO, PER NEDA


Come si possa star fermi, zitti e buoni quando a Teheran squadracce di polizia segreta ammazzano impunemente la meglio gioventù del Paese è un mistero che devo ancora scoprire. Le immagini che filtrano attraverso la censura ma che non possono essere fermate dal network globale che non a caso i governanti del mondo (anche in Italia, beninteso) stanno tentando di imbrigliare sono agghiaccianti nella loro attualità. Ma a noi italiani quei fotogrammi rinnovano ferite non ancora rimarginate. Ricordano i morti di Melissa, di Battipaglia, gli eccidi di Reggio Emilia e di Portella della Ginestra. Immagini in bianco nero, seppiate, sepolte nell’oblio o in qualche targa di marmo lasciata sui muri. E a noi che abbiamo vissuto Genova nel luglio 2001 quelle immagini sono ancora più incise nella nostra pelle, nella nostra testa.

Quella tragica storia - stavolta a colori e con l’alta definizione delle dirette tv e del web - che mi ispirò il “Lamento in morte di Carlo Giuliani” è sicuramente incomparabile con la lotta di un intero popolo contro lo scippo di democrazia che sta avvenendo. Eppure ogni rivoluzione ha in sé segni diversi ma uguali, che ci fanno gridare contro le ingiustizie da qualsiasi parte provengano.
Mi fa molto pensare la serenità di quei ragazzi e di quelle ragazze iraniane che affrontano le pallottole a petto nudo, quasi senza rispondere, senza organizzarsi. Le rivoluzioni nel mondo che vogliamo possibile le vorremmo gentili, con molte più similitudini con le feste che con l’odio. Resteremo sempre dalla parte di tutte le Neda del mondo che un giorno saluteranno i genitori uscendo di casa come quando si va scuola o all’università e scenderanno in piazza per rivendicare la vita.

Nichi Vendola
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