giovedì 17 aprile 2008

capire e reagire

riflessioni di Alfiero Grandi

Perché? Anzitutto occorre cercare di capire perché è accaduto. La sconfitta della Sinistra Arcobaleno è bruciante, senza dubbio. Fin qui è fotografia. Occorre capire perché si è arrivati a questo. Altrimenti ripartire – cosa indispensabile – rischia di essere difficile, se non impossibile. Tra astensioni, richiamo al voto “utile” e altro ancora, almeno 2.500.000 di elettori potenziali di S.A. hanno deciso di votare diversamente da quanto avevano fatto appena due anni fa. In questo c’è anche una speranza. Non sarà facile, ma come sono andati altrove questi voti, potrebbero tornare a sinistra, ma vanno riconquistati e per farlo ne è premessa l’analisi delle ragioni. Altrimenti la ”libera uscita” potrebbe diventare definitiva.
La crisi di S.A. potrebbe esser mortale, bisogna saperlo, ma si può provare a superarla.
Provo ad elencare alcune delle ragioni della sconfitta.
1) È stato un errore non distinguere con nettezza tra PDL e PD. L’uno avversario inconciliabile, l’altro possibile alleato. Più o meno esplicitamente il messaggio è stato che si trattava di posizioni quasi ugualmente lontane. Non è così, per quanto le differenze con il PD siano forti, il PDL e la Lega, sono l’“altro”. Paradossalmente il PD è stato percepito come la difesa utilizzabile in questa fase dal berlusconismo avanzante malgrado abbia la responsabilità politica (attraverso il messaggio: o votate noi o votate loro) di avere messo la sordina al conflitto di interessi, alle leggi salvaladri, ecc.
2) È stato un errore non reagire duramente contro quella che è stata chiamata perfidamente la “separazione consensuale” tra PD e S.A.. La Sinistra Arcobaleno, non aveva - per ovvie ragioni - la forza di presentarsi da sola come alternativa di Governo al PDL. Quindi S.A. era (ed è) credibile in quanto dimostra di saper influenzare il PD. Il PD ha scelto di tagliare con Sinistra Arcobaleno non per “marciare divisi per colpire uniti”, come forse qualcuno ha pensato, ma per accreditarsi nell’area moderata, centrista. Non c’è riuscito, ma l’intenzione era questa e per ora resta questa.
S.A. deve reagire con una sua linea di condizionamento del PD, con l’obiettivo di evitarne la deriva moderata e di influenzarne la linea politica. In altre parole la possibile convergenza con il PD, almeno su alcuni obiettivi, non è una concessione, è un obiettivo. Altrimenti S.A. viene percepita come testimonianza, con i risultati noti.
3) È stato un errore sottovalutare il ruolo del programma. Intendiamoci, il programma di Sinistra Arcobaleno va (quasi) tutto bene, ma non c’è un insieme incisivo e organico di proposte di intervento sulla concreta condizione dei riferimenti sociali: precari, lavoratori, pensionati, ecc. Forse ha prevalso l’idea che bastasse evocare il fantasma della scomparsa della sinistra e questo ha portato a sottovalutare il programma. La ristrettezza dei tempi ha certamente peggiorato le cose. Tuttavia è un fatto che le competenze esistenti in S.A. (e in ogni caso acquisibili facilmente anche all’esterno), non sono state coinvolte adeguatamente per elaborare proposte convincenti. Se non alla partenza almeno durante la campagna elettorale. In questo modo è stato lasciato il campo al PD che non ha esitato a lanciare proposte continue, senza particolare riguardo al tasso di demagogia.
Eppure la proposta di impiegare subito, prima del voto, il “tesoretto” per ridurre le tasse ai lavoratori era nostra. Se n’è parlato per un po’ poi è stata lasciata cadere e il PD è rimasto solo a giocare tutta al futuro, la promessa della riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati. Più la situazione sociale si fa difficile più c’è l’esigenza di parlare dei problemi veri, sentiti dalle persone in carne ed ossa. Perfino le ragioni del successo del PDL confermano l’esigenza di concretezza.
4) l’esperienza di Governo.
Il timore di restare gli unici sotto le macerie della caduta del consenso ha fatto 90. eppure l’unico modo per salvarsi dall’accusa, non meritata, di essere i rompicoglioni che hanno impedito di governare a Prodi, era di valorizzare i risultati e denunciare le responsabilità delle frenate e dei fallimenti. Il rendiconto non si può eludere. Tanto più quando c’è delusione. Il PD ci ha provato con esito negativo e ha indotto anche S.A. sulla difensiva.
So bene che gran parte dell’astensionismo è dovuto alla delusione di una parte importante della sinistra, tuttavia per riconquistare fiducia, non c’è altro modo che spiegare le battaglie, i risultati, individuare i propri punti deboli.
5) Il sindacato, con tutte le diversità interne e tutti i difetti della sua iniziativa, , resta per S.A. un punto di riferimento indispensabile. Chi si preoccupa di rimettere al centro il lavoro non può non cercare un rapporto costruttivo con il sindacato. Questo non vuol dire chiudere gli occhi, anzi. È il taglio dell’approccio che va chiarito. Anche il dissenso più netto da questa o quella posizione, non deve diventare concorrenza o invasione di campo. Influenza si. Analisi, proposte, iniziative, possono modificare, spostare orientamenti nel sindacato, a condizione che non siano vissuti come invasione di campo, peggio sostituzione di ruolo. Per evitare di cadere nell’incertezza occorre arrivare a definire un quadro di regole certe di rappresentanza e rappresentatività, con il corollario di regole democratiche certe. Del resto è ormai in vista un attacco per tentare di ridurre il sindacato (e i lavoratori) alla definitiva subalternità. La questione è di straordinaria attualità. Sinistra Arcobaleno deve occuparsene, ma deve farlo nel modo giusto. Anche se oggi non è rappresentata in parlamento non può comportarsi come se fosse un gruppo di pressione, ma deve sforzarsi di delineare scenari, di contribuire a sciogliere nodi. Non si tratta di dare vita a correnti più o meno organizzate, mentre punterei su forme associative miste (lavoratori, sindacalisti, intellettuali, militanti politici) con l’obiettivo di fornire studi, elaborazioni, proposte alla discussione.
6) Tralascio, per carità di patria, le decisioni sulle candidature che per modalità e qualità spesso non erano certo avanzate per contribuire a dare l’idea dell’avvio di una nuova forza politica.
Sono solo alcuni dei problemi.
Ho fatto riferimento con insistenza a Sinistra Arcobaleno anche se mi è chiarissimo che è già iniziata la vecchia pratica della presa di distanza dalla sconfitta. Senza una speranza come la costruzione di una forza politica unitaria a sinistra, il ripiegamento sarebbe terribile, ma per arrivare a rilanciare il progetto i passaggi vanno esaminati e discussi.
Occorre cercare di dare un ordine alla discussione, di individuare i punti dolenti e di seguito definire le proposte, possibilmente insieme, altrimenti tutto sarà più difficile.
Saltare alle conclusioni è rischioso, anche sotto il profilo di quanti resteranno ad ascoltarle.

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